Antonio Tedesco, critico teatrale e cinematografico napoletano autore di monografie su Tarantino, Zemeckis e Twin Peaks, ha tenuto per tre anni (dal 2012 al 2014) sulla rivista on-line «Napoliontheroad» una rubrica intitolata «Napoli attraverso il cinema», incentrata soprattutto sul lungo e fruttuoso rapporto che il cinema, fin dalle origini, ha intrattenuto con la città. I numerosi interventi critici hanno prodotto una vera e propria storia del cinema napoletano dal Muto ad oggi. Vista la mole Tedesco e i giovani editori della Phoenix Publishing hanno pensato di pubblicarla a «puntate» andando però a ritroso, partendo cioè dall’ultimo ventennio e intitolando il saggio «Napoli Cinema 2000 – La città e lo schermo nel nuovo millennio», edito nella Serie Oro ideata e coordinata da Anita Curci. Il mezzo cinematografico, fin dalle sue origini, ha avuto sempre un feeling privilegiato con Napoli. Che in questi ultimi anni pare essersi rigenerato su nuovi presupposti che cercano di cogliere il delicato passaggio che stiamo attraversando. Un momento di cambiamento, di crisi, dove il vecchio e il nuovo convivono faticosamente.

Ma già negli anni ’80 e ’90 c’erano stati interessanti segnali espressi in film importanti nella direzione di affrancarsi da un certo «napolicentrismo» del passato ma anche del cosiddetto Rinascimento napoletano e quindi maggiore attenzione socio-antropologica e sensibilità narrativa verso le periferie e la provincia. Intanto cineasti come Garrone, Gaudino, Di Costanzo, De Angelis, Marra, eredi dei pur ancora attivi Piscicelli, Capuano, Martone, con l’occhio affinato dalla partecipazione alla vita di ogni giorno (esercitata in molti casi attraverso la pratica del documentario), ci raccontano vicende sul mondo di oggi. E in particolare su questa parte di mondo così singolare e rappresentativa che è Napoli. A conferma di una cinematografia che sembra tesa a recuperare in pieno le sue valenze antropologiche in barba ad ogni oleografia e luogo comune che per molti anni hanno connotato, almeno in gran parte dei casi, l’immagine della città.

«Più che un saggio, un libro di storie. Storie fatte di altre storie. Quelle che un certo cinema sta tessendo da circa due decenni a questa parte intorno alla città.», scrive nell’introduzione l’autore. E Tedesco ha dato al suo excursus nel cinema napoletano di quasi vent’anni la struttura in capitoli che da varie angolazioni approfondiscono la forza espressiva di uno dei set naturali più seducenti del mondo, di una delle città più coprotagoniste di sempre. «La città e il suo doppio», «La realtà dentro la fiction», «La città inafferrabile», «La città animata», «Tra luci e ombre» sono alcuni titoli dei tredici capitoli che passano in rassegna tra fiction e documentari circa 60 film e una trentina di registi tra napoletani e altri che si sono misurati con una location affascinante ma anche difficile e complessa con risultati di vario livello ma tutti interessanti. L’intento è quello di fissare i termini di un discorso che vede una serie di film prodotti e/o ambientati a Napoli nel corso del periodo 2000 – 2018 dialogare a distanza per cogliere le connessioni e i rimandi che rimbalzano tra le varie opere, ponendosi su una linea espressiva che, sia pure con le dovute differenze, presenta delle affinità, delle corrispondenze di approccio alla città e alle sue caratteristiche. In uno scenario contemporaneo dove una globalizzazione pervasiva fatica a scardinare certe componenti storiche e culturali profondamente radicate.

(Antonio Tedesco, Napoli Cinema 2000, Phoenix Publishing, pp. 154, euro 12,90)