In tremila in corteo a Napoli ieri per la festa della Liberazione. C’era l’Anpi, la Cgil, Un popolo in cammino (la sigla che riunisce le parrocchie e gli abitanti del centro storico, realtà come Libera e Legambiente, contro i clan) e c’erano i ragazzi dei movimenti. La manifestazione ha attraversato via Foria per protestare contro la sede di Casapound e poi si è diretta verso il rione Sanità, dove venerdì scorso c’è stato un nuovo agguato di camorra con due morti e tre feriti. Alla partenza c’era anche la candidata sindaco del Pd, Valeria Valente, costretta ad allontanarsi tra le proteste: «Fuori, fuori» le hanno urlato. Dopo poche ore è arrivata la replica: «Sconcertata per essere stata costretta ad abbandonare il corteo. Il 25 aprile è una festa di tutti». Solidarietà dal Pd, ma non da molti bassoliniani, da alcuni esponenti di Sel e della Cgil.

A organizzare la manifestazione sono stati gli stessi ragazzi manganellati, respinti con idranti e lacrimogeni il 6 aprile, quando il premier Matteo Renzi si è presentato a Napoli per sigillare il progetto per Bagnoli, trovando il tempo di incontrare Antonio Bassolino in prefettura prima di una pizza con Valente. Gli stessi ragazzi strattonati domenica dalle forze dell’ordine a piazza del Plebiscito, circondati spalle al muro, per impedire ancora di manifestare contro Renzi, tornato in città per firmare il Patto per la Campania (9,5 miliardi di fondi europei, regionali e dello sviluppo, sempre gli stessi riprogrammati), prima di accomodarsi nel salottino della prefettura con Valente a fare un altro po’ di campagna elettorale. Non a caso in testa al corteo lo striscione recitava «Liberiamoci dal governo Renzi».

«Ci dispiace per Valente e il suo disperato tentativo di apparire ma tutta la piazza, disgustata dalla sua squallida passerella elettorale, l’ha allontanata» scrivono gli occupanti dell’Ex Opg Je so’ pazzo. «Doveva comprendere, se non altro, di essere la controparte di una giornata che non è una cerimonia, ma una giornata di lotta» aggiungono da Insurgencia.
Il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, ha definito una «vergogna» il colloquio in prefettura di domenica tra Renzi, Vincenzo De Luca, Valente e una delegazione della Sanità, a margine del patto per la Campania. Colloquio a cui il sindaco non è stato invitato. La candidata Pd spiega: «Sono stata io a richiedere l’incontro, dopo una sollecitazione esplicita avuta dai preti della Sanità, incontrati durante la manifestazione indetta il giorno dopo l’agguato». Se si domanda in giro, si scopre un’altra storia: sabato mattina Valente è stata contestata, al punto da spostarsi in parrocchia. L’incontro col prefetto era già stato chiesto, in forma riservata, dalla sigla Un popolo in cammino. Quando si è trasformato in una passerella, padre Alex Zanotelli ne ha preso le distanze: «Non discuto con chi, come il Pd, privatizza l’acqua» ha dichiarato andando poi a dire messa a Forcella.

«La prefettura è luogo di governo della città, non di incontri elettorali» commenta de Magistris, che scriverà al prefetto e al presidente Mattarella «per chiedere che non si usino le istituzioni per condizionare la campagna elettorale. Specie quelle che appartengono alla catena del ministero dell’Interno, che guida il processo elettorale». Il senatore di Sel Peppe De Cristofaro giudica l’incontro di domenica «inaccettabile» e annuncia un’interrogazione parlamentare. «Il tentativo è far credere che Valente equivale a Renzi: ’Qui ci sono i soldi, qui c’è Valente’. Anche per far dimenticare quanto accaduto con le primarie» prosegue de Magistris.

Molto duro, il sindaco, anche sul Masterplan per il Mezzogiorno: «È una presa in giro, toglie fondi per tre miliardi alla Campania e sottrae risorse anche alla Puglia. Si vuole far gestire a Invitalia (società in house del ministero dell’Economia, ndr) i fondi per il Sud, siamo all’esproprio delle risorse». Delle 15 intese territoriali previste, sono ferme solo quelle con la città metropolitana di Napoli e con la Puglia: «Sono due anni – prosegue – che cerco di incontrare Renzi per ragioni istituzionali, ma non ci riesco. E poi, accordo significa solo fare ciò che dice lui?». Il sottosegretario Claudio De Vincenti tira dritto: «Non stiamo certo ad aspettare lui. A de Magistris lasciamo la propaganda». Ma il sindaco attacca ancora: «Renzi si fa proteggere da 400 uomini delle forze dell’ordine in una città che chiede da anni più polizia e carabinieri. Gli uomini ci sono solo quando si deve tutelare il premier».