Una raccomandata della Corte di Appello che intimava a Federica de Stefano di presentare il rendiconto dei contributi ricevuti e delle spese effettuate per la campagna elettorale: così i genitori hanno scoperto che la figlia di 23 anni, affetta da sindrome di down, era stata candidata a sua insaputa alle ultime comunali nella lista «Napoli Vale-Valeria Valente sindaco», la civica espressione della candidata del Pd.
All’inizio hanno pensato a un errore perciò, la scorsa settimana, si sono presentati negli uffici comunali per chiarire l’equivoco: «L’impiegato non si è meravigliato – racconta Francesca, mamma di Federica – anzi il problema lo conosceva già: prima di noi erano arrivati altri 7, 8 disabili, pure una ragazza in carrozzella, tutti candidati a loro insaputa». I de Stefano sporgeranno denuncia oggi, la procura ha aperto un fascicolo (dopo l’articolo pubblicato domenica da Il Mattino). Per presentare una candidatura è necessario produrre una documentazione molto dettagliata, l’aspirante eletto deve autenticare la propria firma davanti a un notaio o un pubblico ufficiale (spesso è un consigliere), presentare un documento che attesti l’identità.

Giorgio Lanzaro, coordinatore del comitato elettorale di Valente, si è trincerato dietro un «non ricordo». I genitori di Federica sono attivisti dell’associazione «Tutti a scuola», impegnata nella difesa dei diritti dei disabili: «Mia figlia non ha mai neppure votato – spiega la madre -, la raccomandata ci intimava di presentare la rendicontazione entro 15 giorni pena una multa di 25mila euro. Abbiamo dovuto fare una dichiarazione ufficiale, portare mia figlia in giro per uffici. La multa è scongiurata ma vogliamo sapere se c’è stato un furto di identità, chi lo ha fatto, chi ha presentato e chi ha avallato documenti falsi».
Toni Nocchetti, presidente dell’associazione, è chiaro: «L’unica parte lesa è Federica e la sua famiglia. Si tratta di una truffa a danno della democrazia». Il 5 Stelle Fico commenta: «Questo caso la dice lunga su come i partiti facciano politica arrivando a utilizzare le persone più deboli». Secondo il sindaco Luigi de Magistris «se sono più casi diventa particolarmente grave e interroga le responsabilità politiche».
Dovrebbero essere 9 le persone finite nelle liste inconsapevolmente e, sembra, 7 nella civica di Valente, che annuncia un esposto in procura: «Sono estranea ai fatti. Se qualcuno ha sbagliato o sta provando a gettare fango deve risponderne. Se anche si trattasse di un malinteso, sono parte lesa. Ho fatto richiesta di accesso agli atti. Nelle liste che hanno sostenuto la mia candidatura c’erano quasi 400 candidati. Molti di loro li conosco, ma altri non li conosco direttamente». Valente è deputata dem e consigliera comunale a Napoli, lo scorso week end era a Rimini all’Assemblea degli amministratori Pd convocata da Renzi, in lotta per un posto da capolista che la riporti in parlamento alle prossime politiche.

Alle comunali non è andata bene: Valente non è arrivata al ballottaggio. La corsa era cominciata con l’affaire delle monete ai seggi per le primarie contro Bassolino ed è proseguita con la polemica per l’alleanza con Ala di Verdini. Dalle intercettazioni della procura di Napoli sugli appalti del Gruppo Romeo è venuto fuori anche un retroscena sulle comunali. L’impresa è indagata per l’appalto delle pulizie all’ospedale Cardarelli, da lì sono partiti altri filoni. In una intercettazione, Romeo racconta al collaboratore ed ex parlamentare di An Italo Bocchino: «Questa ( Valente ndr) è venuta a trovarmi assieme al compagno Gennaro Mola… mi disse ’tu ci devi dare una mano che noi vinciamo’». La procura sospetta anche che due dipendenti del Gruppo Romeo abbiano chiesto a un dirigente comunale, Giovanni Annunziata, di creare un dossier contro de Magistris, in corsa per la rielezione.