Una delle voci più belle del teatro, del cinema e della televisione italiana, attore e celebre doppiatore, si è spenta per sempre. Nando Gazzolo se ne va a 87 anni a Roma. Nato a Savona nel 1928, figlio d’arte, il padre era Lauro Gazzolo, anche lui grande doppiatore di cinema (la voce di Fernandel), fratellastro del più giovane Virginio Gazzolo, attore di teatro, Nando ci ha accompagnato nella seconda metà del secolo scorso in una massa sterminata di sceneggiati tv, caroselli, commedie, e film, dove però, fu soprattutto doppiatore di celebri star non solo americane.

I primi storici sceneggiati della Rai ne fecero un personaggio estremamente popolare al grande pubblico degli anni ’60. Il suo è un percorso che va da «L’avaro» nel 1957 a «Capitan Fracassa», dove fu il «Duca di Vallombrosa», da «Processo di famiglia» di Diego Fabbri a Giallo Club, da «La cittadella» a «La fiera delle vanità» fino a «Sherlock Holmes», dove fu il protagonista, appunto Mr. Holmes, grazie al suo aplomb quasi britannico. Allo stesso tempo fu anche un celebre doppiatore per il cinema, sue le voci di David Niven, Michael Caine, Yul Brynner, Henry Fonda, perfino quella di Gian Maria Volonté in «Per un pugno di dollari».

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Senza contare le lunghe serie dei caroselli per l’Amaretto di Saronno, che iniziano nel 1965 e finiscono nel 1976 con la fine di Carosello, dove leggeva qualsiasi tipo di poesie diretto anche da registi del calibro di Sandro Bolchi, Franco Brusati, Mauro Bolognini, ripreso da direttori della fotografia come Pasqualino De Santis. Gazzolo divise con Vittorio Gassman e Arnoldo Foà la fama di fine dicitore poetico delle nostre serate, sia nelle letture di Carosello, sia con programmi radiofonici e dischi.

Al cinema, col proprio volto, non fece moltissimo, lo troviamo in «Costantino il Grande» di Lionello De Felice nel 1961 e poco dopo in «I pirati della Malesia» di Umberto Lenzi. Fu Alberto De Martino, già direttore di doppiaggio, a riportarlo al cinema nei suoi gialli e nei suoi western, come «Upperseven l’uomo da uccidere» e «Django spara per primo», versione spaghetti dei Tre Moschettieri. Ma era più adatto alla televisione e ai grandi sceneggiati, come «I Buddenbrock» o «Non cantare, spara». A teatro aveva esordito nel 1948 con Antonio Gandusio e aveva avuto il primo successo nel 1951 nell’«Antonio e Cleopatra» di Renzo Ricci e nell’«Amleto» di Gassman e Luigi Squarzina. Gazzolo ha lavorato moltissimo, fino a una decina d’anni fa. Uno degli ultimi film è il curioso «Mari del sud» di Marcello Cesena e una delle ultime fiction «Valeria medico legale».