Tra una settimana il golpe birmano compie 4 mesi e le proteste continuano a infiammare le città, 30 delle quali sono sotto coprifuoco dalle 20 alle 4 del mattino mentre a Yangon e Mandalay, epicentri della ribellione, il coprifuoco inizia due ore prima. Il Paese è in fiamme, con un crescendo costante di azioni di guerriglia urbana, incendi e bombe casalinghe.

UN MOVIMENTO di boicottaggio che si accompagna allo scontro militare sui confini tra Tatmadaw, l’esercito della giunta, e le Ethnic Armed Organizations (EAOs), le milizie «etniche» delle autonomie regionali. Queste ultime hanno reclutato migliaia di nuovi giovani da addestrare come confermano le accuse rivolte in questo senso dal Tatmadaw agli eserciti delle autonomie.

Del resto lo stesso State Administration Council (la giunta) offrirebbe 7000 kyat al giorno (oltre 4 dollari) per i figli dei soldati che si arruolino per condurre operativi su piccola scala nelle loro città natali. Una politica che dovrebbe essere attuata in Kachin, Shan e Kayin.

A ieri le vittime da febbraio erano 815: gli ultimi 3 sono caduti nella cittadina di Mindat (Chin) e a Lanmadaw (regione di Yangon). La zona di Mindat è sotto assedio da quando, il 24 aprile, i militari si sono rifiutati di rilasciare sette manifestanti. La gente del posto reagisce come può, anche sparando e i militari già annoverano morti e feriti. Il 17 maggio i media governativi hanno detto che che sono stati usati razzi da 107 mm per attaccare la base aerea di Taungoo e la sua unità militare a Bago (Nord di Yangon): una notizia (con foto di un razzo che si può sparare solo con artiglieria) che spiega meglio di molto altro come si stia innalzando il livello dello scontro.

IL NUOVO ORGANO ELETTORALE nominato da Tatmadaw intanto ha dichiarato venerdì che scioglierà la Lega nazionale per la democrazia (Nld) per frode elettorale e agirà contro i traditori che hanno truccato il voto di novembre, da cui il partito di Aung San Suu Kyi è uscito vincitore come mai prima. Accuse ovviamente infondate (grazie alle quali si deve il golpe del 1 febbraio) e smentite dall’Asian Network for Free Elections, che aveva osservatori in più di 400 seggi durante il voto di novembre: un suo rapporto dice che il risultato del voto è stato «in linea di massima rappresentativo della volontà popolare» e che è «indifendibile» la decisione di ignorare il risultato elettorale.

LA GIUNTA ha anche inviato questa settimana a Mosca una delegazione militare guidata dal capo dell’aeronautica generale Maung Maung Kyaw: in ballo ci sarebbero 20 megaprogetti e l’approvvigionamento di armi e hardware militare che dovrebbe consentire di evitare un eventuale embargo mondiale sulla vendita di armi al Myanmar (per ora in alto mare). A far compagnia al generale anche il noto imprenditore U Tay Za (Htoo Group), volato da Singapore alla capitale del Myanmar con un jet privato per proseguire poi per Mosca con la delegazione. Figlio di un militare è stato in passato già colpito da sanzioni ed è ora nuovamente una carta che Tatmadaw si tiene stretta.

Il Nug (il governo ombra clandestino) risponde come può, anche con una mossa che sembra mirare a ingraziarsi l’Occidente dopo che gli Usa hanno sottolineato come nel suo esecutivo mancassero la comunità rohingya: il Nug avrebbe in mente di dare carte di identità per la minoranza espulsa e avrebbe conferito a Maung Zarni – attivista della causa rohingya – un posto al ministero della Cooperazione internazionale. Continua la mobilitazione della società civile anche in Italia: a Milano il 29 maggio in Duomo si svolgerà, alla presenza dell’arcivescovo Mario Delpini, una preghiera collettiva buddista-cattolica richiesta dalla comunità italo-birmana.