Il giornalista americano Danny Fenster, condannato in Myanmar a 11 anni di carcere per violazione della legge sull’immigrazione, associazione illegale e incoraggiamento al dissenso contro i militari, è stato liberato e deportato fuori dal Paese ieri mattina dopo l’intervento di un politico americano. Rischiava l’ergastolo dopo che gli erano state contestate anche due accuse di sedizione e terrorismo, che prevedono come pena massima il carcere a vita.

LA SUA LIBERAZIONE è stata confermata ufficialmente dalla giunta militare al potere che ha già imprigionato un centinaio di giornalisti la metà dei quali ancora in carcere. Il suo rilascio si deve all’intervento dell’ex diplomatico statunitense ed ex governatore del New Mexico Bill Richardson che si è incontrato giorni fa col capo della giunta, generale Min Aung Hlaing.

IL RICHARDSON CENTER ha twittato ieri che il rilascio di Fenster è stato garantito dai militari a seguito di una visita «umanitaria privata» di Richardson e delle sue trattative con Min Aung Hlaing. Ovviamente l’iniziativa privata di Richardson aveva fatto storcere il naso a chi non vuole trattare coi golpisti, ma la liberazione di un giornalista americano è sempre una vittoria, ancorché «privata» per l’Amministrazione. Anche perché non è la prima volta che succede.

FENSTER È INFATTI IL TERZO giornalista straniero ad essere arrestato e poi liberato dalla giunta, ricorda il quotidiano online Irrawaddy per cui Fenster ha lavorato: Robert Bociaga (Polonia) e Yuki Kitazumi (Giappone) sono stati arrestati prima di Fenster e, prima di lui, sono stati liberati e deportati.
Fenster ha una carriera importante in Myanmar dove ha lavorato per diversi magazine locali: ma è noto soprattutto per il suo lavoro a Frontier Myanmar, dove era a capo di una raffinata rivista online e cartacea in lingua inglese con servizi approfonditi e una chiara visione di quel che doveva essere il giornalismo in Myanmar anche all’epoca – non troppo tenera con la stampa – di Aung San Suu Kyi, di cui si attendono a breve le prime sentenze.

IL GESTO DELLA GIUNTA mira forse a tentare di calmare le acque, molto agitate attorno ai golpisti, proprio per l’affondo finale verso la Lady su cui pendono capi di imputazione tanto ridicoli quanto in grado di farla condannare al carcere a vita. E in quel caso non sarà sufficiente il viaggio umanitario di qualche politico.
La situazione nel Paese resta gravissima: i morti sono oltre un migliaio e sono già state comminate oltre 200 sentenze a chi ha osato sfidare i golpisti al potere dal primo febbraio scorso.