La crisi politica che si è aperta nel centrodestra in Sicilia dopo lo sgambetto al governatore giunto solo terzo e alle spalle del candidato delle opposizioni nella votazione per i grandi elettori del Capo dello Stato sta facendo sbandare il governo anche sul piano amministrativo. Nello Musumeci, adirato con i franchi tiratori della sua coalizione definiti «scappati di casa, ricattatori e disertori» per averlo tradito nel segreto dell’urna, sembra in confusione.

L’azzeramento della giunta, da lui annunciato su Fb, non c’è stato ancora, i faccia a faccia con i segretari dei partiti stanno scandendo a ritmo lento la crisi, con l’alleanza, ormai logora, che ragiona sul voto delle regionali dell’autunno prossimo, a caccia di un’alternativa a Musumeci, che ancora non c’è e non è certo se ci sarà. Intanto ogni atto governativo appare frutto di questo clima incandescente. Come l’ordinanza sul traghettamento.

SCADUTO «L’ULTIMATUM» dato a Roma, Musumeci ieri ha firmato il provvedimento che consente a chi parte dalla Sicilia, per arrivare in Calabria, di imbarcarsi anche senza super green pass. Basta avere un tampone negativo antigenico o molecolare. «Ho i miei dubbi che questa ordinanza sia efficace senza che arrivi un provvedimento da parte dello Stato. Ma comunque è assurdo che da Messina si possa raggiungere Villa San Giovanni, ma non viceversa», commenta Gianfranco Miccichè, presidente dell’Ars.

Cateno De Luca, il sindaco di Messina – che si è dimesso per candidarsi alla presidenza della Regione Siciliana – accampato da quattro giorni nel molo San Francesco e da ieri in sciopero della fame contro il decreto nazionale che obbliga ad avere il certificato verde rafforzato per potere viaggiare sui traghetti, giudica come «una cavolata» l’ordinanza del governatore.

«L’AVESSE FATTO PRIMA, gli avrei fatto i complimenti, ma adesso è andato di testa e si è sentito scavalcato da me – dice – Almeno avrebbe dovuto mettersi d’accordo con il presidente della Calabria. I siciliani che dovranno tornare in Sicilia come faranno? Io, comunque, non mi muovo da qui finché non arriverà una modifica della norma da parte del premier Draghi e del ministro della Salute Roberto Speranza. Dubito che l’ordinanza di Musumeci sia efficace».

IL PROVVEDIMENTO NON piace nemmeno ad alcuni sindaci, perché, abroga, da oggi, un articolo di un’altra ordinanza, firmata il 7 gennaio scorso, che concedeva agli amministratori di comuni in zona arancione la possibilità di chiudere le scuole con didattica in presenza e attivare la Dad. Diversi sindaci anche di città capoluogo avevano chiuso le scuole provocando ricorsi e decisioni del Tar che aveva ordinato la riapertura degli istituti. La norma nazionale concede deroghe per la presenza a scuola solo ai comuni in zona rossa.

L’articolo della precedente ordinanza diceva che nei territori dichiarati zona rossa o arancione e in circostanze di eccezionale e straordinaria necessità dovuta al rischio estremamente elevato di diffusione del Covid19, previo parere dell’Asp, il sindaco può adottare provvedimenti di sospensione totale o parziale delle attività didattiche con conseguente adozione della Dad. «Ancora una volta i sindaci sono costretti a nuovi provvedimenti per via di un pasticcio giuridico creato da chi, invece, dovrebbe governare la Sicilia senza cedere alle pressioni della piazza.

MUSUMECI PRIMA HA aperto le maglie della Dad anche in zona arancione, costringendo di fatto i sindaci a chiudere le scuole perché pressati anche dai pareri delle Asp, e adesso torna sui suoi passi adeguandosi alla normativa nazionale che prevede la sospensione solo in zona rossa», sbotta Domenico Venuti, sindaco di Salemi. «Un comportamento assurdo da parte di un governatore in totale stato di confusione – aggiunge – Alla luce di questa nuova ordinanza non è dunque possibile chiudere le scuole in zona arancione, tuttavia restiamo vigili sull’andamento epidemiologico nell’assoluto interesse dei nostri ragazzi».