La decisione sull’ordine esecutivo di Trump riguardo il MuslimBan, il blocco che coinvolge tutti i rifugiati e i visitatori provenienti da sette paesi a maggioranza musulmana, verrà presa «al più presto», durante questa settimana; così hanno dichiarato i tre giudici federali del nono distretto della corte d’appello di San Francisco.

L’AVVOCATO del dipartimento di giustizia ha sostenuto che «le valutazioni sulla sicurezza nazionale» di Trump non dovrebbero essere messe in discussione, disegnando uno scenario di scetticismo su quanto possano essere pesanti i limiti del potere esecutivo nei casi riguardanti la sicurezza nazionale. Nonostante ciò, visto che l’ordine riguarda il divieto di viaggiare, lo stesso August E. Flentje, l’avvocato del dipartimento di giustizia, ha ammesso di percepire una difficoltà a convincere i giudici con tale argomentazione. «È stata un’udienza seguita, tramite l’emittente televisiva C-span, da circa 140.000 persone, nonostante fosse una diretta su un argomento tecnico e di cui veniva trasmesso solo l’audio».

La sentenza con molte probabilità non sarà l’ultima e si dovrà ricorrere alla corte suprema, ma questo non ha fermato i tweet di Trump che nella mattina di mercoledì si è espresso prima contro i giudici («giustizia politicizzata», che mettono in pericolo la sicurezza nazionale, e poi contro i giornalisti i quali, citando la rivista conservatrice online The Federalist, dall’inizio della sua presidenza avrebbero pubblicato ben «16 fake news» al solo fine di screditarlo.

A SEGUITO DI QUESTI TWEET ne è comparso un altro, ripreso poi dall’account Twitter ufficiale della casa bianca, @POTUS, dove il presidente ha attaccato la catena di abbigliamento Nordstrom perché ha deciso di non acquistare – per questa stagione – la linea di abbigliamento che porta il nome della figlia Ivanka.
«Mia figlia Ivanka è stata trattata ingiustamente da Nordstrom – ha scritto Trump – è una persona fantastica che mi spinge sempre a fare la cosa giusta! Terribile!».
Nordstrom ha spiegato che le decisioni commerciali sono prese sulla base delle prestazione dei brand venduti e non della politica: «Ogni anno tagliamo circa il 10% delle linee per aggiornare il nostro assortimento – ha spiegato Nordstrom al sito MarketWatch – in questo caso, in base ai risultati del marchio, per questa stagione abbiamo deciso di non comprarlo».

QUESTO ACCADEVA durante le prime ore della mattina di mercoledì, continuando il trend di confusione ed emergenza che sta caratterizzando l’amministrazione Trump così come aveva caratterizzato la sua campagna elettorale, seguendo i consigli di Bannon, che ai tempi gestiva la corsa di The Donald verso la presidenza. Il fine della creazione di questo clima teso e duro ha il duplice scopo di alimentare una sensazione di incertezza negli americani dalla quale potrà salvarli solo un uomo forte, e sfiancare l’opposizione tenendola impegnata su più fronti senza sosta e confondendola nell’individuare la vera notizia insostenibile del giorno.

UNA DELLE VERE NOTIZIE del giorno era accaduta in Senato, durante la notte, quando la senatrice Elizabeth Warren è stata formalmente messa a tacere dai colleghi repubblicani durante il dibattito sul senatore Jeff Sessions come procuratore generale. Warren stava leggendo una lettera scritta da Coretta Scott King, moglie di Martin Luther King, che nel 1986 aveva criticato i fini oscurantisti perseguiti da Sessions sui diritti civili.

«Era stata avvertita, le era stata data una spiegazione, ma nonostante tutto è andata avanti», ha detto Mitch McConnell, il capogruppo repubblicano giustificando così il suo ricorso alla norma che vieta ai senatori di attribuire «a un altro o ad altri senatori qualsiasi comportamento o motivo indegno o sconveniente per un senatore».

Nel 1986 Ronald Reagan aveva scelto Sessions come giudice federale; quest’ultimo però venne bocciato dalla commissione giustizia del senato, controllata dai repubblicani, che lo accusò di razzismo. Sessions aveva infatti definito i gruppi che si battono per i diritti civili delle minoranze come «antiamericani» e «ispirati dal comunismo». Dopo esser stata messa a tacere Warren ha letto tutta la lettera di Coretta Scott King su Facebook Live, registrando oltre tre milioni di visualizzazioni.

Alla luce del voto della sera prima, la senatrice democratica non ha potuto partecipare al dibattito sulla nomina di Sessions, ma mercoledì mattina i senatori democratici Tom Udall, Sherrod Brown e Bernie Sanders hanno ripreso e terminato di leggere la lettera della vedova King, senza essere interrotti e banditi dal voto.