Poche settimane dopo il trionfo ottenuto a Prato nella stagione del Metastasio, arriva per due sere a Torino uno degli ultimi spettacoli di Christoph Marthaler, King Size, variazioni enarmoniche (lunedì e martedì prossimi al Carignano). Lo spettacolo era stato presentato fuggevolmente anche al festival di Spoleto dello scorso anno, oscurato dai festeggiamenti di fine manifestazione.
Quest’anno però il regista svizzero riceverà ai primi di agosto il Leone d’oro alla carriera dalla Biennale di Venezia (dove per l’occasione il 30 luglio presenterà anche la sua ultima creazione), e vedere i suoi spettacoli, sempre rari da noi, è anche un modo per ristabilire giustizia, verso l’artista e verso gli spettatori.

 

 

Marthaler è uno degli ultimi grandi maestri di teatro, specializzato nella coniugazione di parola e musica (Salisburgo gli affida regolarmente l’allestimento di opere, soprattutto contemporanee), genio inventivo che non disdegna di avere tra i fondamenti del suo palcoscenico l’irriverenza e lo humour. Non a caso si fece conoscere e applaudire in tutta Europa a cavallo del 1989, l’anno della caduta dei Muri, allestendo irresistibili «meditazioni» sui regimi totalitari, con una strepitosa compagnia di attori della Ddr, peraltro alla Volsbühne di Berlino est.

 

 

Da allora ha creato testi originali, qualche classico, molte opere e anche qualche incantevole operetta. Musicale è del resto anche lo spettacolo di Torino, con il King size del titolo che allude alla dimensione tecnica del lettone che campeggia al centro della scena. L’uomo e la donna che lo abitano, passano rapidamente dalle parole al canto, con tanto di pianista che li accompagna a piè di letto, e una dama che non si sa se governatrice o vittima della situazione.

 

 

 

E come in un percorso di libera associazione, mentre le azioni sopra, dentro e attorno al letto si fanno sempre più paradossali, a Schubert si allaccia Mozart, e a entrambi i Kinks, come a Wagner i Jackson Five. Un piacere per l’orecchio ed il cuore, che non evita di allungare colpi bassi.
Uno spettacoli piccolo («da camera» quasi, da letto o d’albergo poco importa) ma memorabile e crudele, di maliziosa e perfetta musicalità.