Negli ultimi anni i cinecomix, ovvero i film tratti dai fumetti, hanno sbancato i botteghini di tutto il mondo, appassionando sia i catecumeni che i profani delle strisce parlanti. Film come Avengers: Infinity War, Black Panther o Iron Man 3 sono tra i 20 incassi maggiori della storia del cinema, poco sotto classici contemporanei come Avatar o Titanic. Cosa rende queste pellicole dei successi annunciati presso il grande pubblico? Sicuramente i grandiosi effetti speciali e la capacità di trasportare al cinema con efficacia le meravigliose storie a fumetti, una cosa che, al giorno d’oggi, è data per scontata ma che ha vissuto, nella storia della settima arte, anche capitomboli di un certo fragore, come il giorno che si ha avuto l’avventatezza di girare, con gli spiccioli delle merendine, un imbarazzante film su Tex Willer. D’altronde alla fantasia non c’è mai limite, ma al budget, purtroppo, sì.
Quest’alchimia tra sfarzosi show popolari e l’universo dei fumetti non poteva non attirare l’attenzione del teatro che soprattutto, grazie al mondo del musical, ha saputo portare in scena spettacoli ancora più azzardati, folli e soprattutto divertenti. Si pensi che Spiderman a Broadway è stato un titano degli incassi, al pari del suo gemello Uomo Ragno su carta e al cinema, e che a Dylan Dog è stato persino dedicato un balletto. In Italia purtroppo non molti di questi spettacoli sono stati importati; ecco i più avvincenti e dalle non poche sorprese.

FANTASTICI AMICI
In una delle puntate più complesse del cartone animato Rick e Morty (l’episodio «Total Rickall») fa capolino, in una probabile realtà alternativa, il musical Hulk, ispirato al furioso supereroe creato da Stan Lee e Jack Kirby. Non esiste nessuno spettacolo sul personaggio Marvel, non almeno in questo universo, ma Justin Roiland e Dan Harmon, gli autori dello show, sono davvero bravi a farcelo credere, tanto che, a leggere sul web, molti spettatori sono andati a googlerare l’esistenza di quella rappresentazione teatrale, restando un po’ delusi. Nell’episodio comunque vediamo l’intera famiglia Smith, Beth, Morty, Summer, Jerry, Mr. Buchetto da dietro e Rick Sanchez, con la maglietta e i guantoni di Hulk il musical, che intonano «La forza più grande è l’amicizia», probabile motivetto del live cantereccio sul gigante verde.
La sequenza è quasi sicuramente una parodia del più grande spettacolo mai creato su un supereroe a fumetti, Spider-Man Turn off the Dark, in scena con successo a Broadway dal 2011 al 2014 con il record d’incassi in una sola settimana, ben 2,9 milioni di dollari per nove spettacoli, un sold out di proporzioni epocali che in totale ha raggranellato quasi 250 milioni. D’altronde il budget stanziato per la rappresentazione è pari a quello di una grossa produzione hollywoodiana e, come tutti gli spettacoli sfarzosi, conta scene spettacolari, una trama mozzafiato e coreografie da premio Oscar.
In questo caso a curare le musiche sono Bono e David Howell Evans, in arte The Edge, entrambi nomi di spicco della band U2. A cantare le canzoni presenti nel musical non sono però loro, ma gli attori dello spettacolo. Questo, a dire il vero, stona un po’ perché ci si trova davanti a pezzi in pure stile Bono che risultano quasi indigesti senza la voce del cantante. È vero però che, in qualche frangente, in Rise above 1 e in Picture this, durante i primi spettacoli, i due artisti/autori erano presenti sul palco con Reeve Carney nei panni di Peter Parker/Spider-Man e con Jennifer Damiano in quelli della rossa Mary Jane. La mano degli U2 è comunque percepibile per tutti i fan del gruppo: lo strumentale iniziale è puro The Edge, Boy Falls from the Sky è puro Bono. Purtroppo il problema è che sembrano melodie create a tavolino per piacere, senza avere una vera e propria anima, con l’aggravante che A Freak like Me è una melodia dance pop di rara bruttezza. Al di là però delle canzoni, a colpire in Spiderman Turn off the Dark è l’aspetto circense con combattimenti sulle funi che portano i protagonisti a volteggiare sulla testa del pubblico sullo sfondo di una scenografia a metà strada tra i deliri visivi di Christopher Nolan e i libri pop-up per bambini.

UNO SHOW MALEDETTO
Questo aspetto, spettacolare e visionario, ha creato allo spettacolo la fama di show maledetto, quasi si trattasse del Macbeth: non si contano le comparse e gli attori rimasti feriti durante le prove o le diatribe artistiche che hanno visto la sostituzione della regista Julie Taymor e il ritardo della prima di diversi mesi. La trama dell’opera si ispira all’inizio, durante il primo atto, allo Spider-Man del 2002 di Sam Raimi, più che al fumetto di Stan Lee e Steve Ditko, ma nel secondo atto si riallaggia alla controparte a strisce con citazioni dell’albo Spider-Man no More, una delle migliori storie dell’arrampica muri, che vede Peter Parker abbandonare il suo costume in un bidone della spazzatura.
Non mancano nel libretto, scritto da Julie Taymor, Glen Berger e Roberto Aguirre-Sacasa, anche bizzarri innesti colti con l’introduzione di Aracne, direttamente dalle Metamorfosi di Ovidio, e qui nemesi dell’uomo ragno più del celebre Goblin. In tutto Spiderman Turn off the Dark costò 75 milioni di dollari, ebbe feroci critiche da parte della stampa Usa, ma viene ricordato, a distanza di 4 anni dalla chiusura, come uno degli spettacoli di Broadway più dinamici, divertenti e eccitanti di sempre. Purtroppo la storia dei musical tratta dai fumetti ha visto anche opere annunciate e mai portate in scena: tra questi uno spettacolo su Batman.
Nel periodo tra il 1998 e 2002, la Warner Bros. assunse un team di tutto rispetto per il debutto a teatro del Cavaliere Oscuro: il compositore Jim Steinman avrebbe composto le musiche, David Ives si sarebbe occupato della trama, e alla regia ci sarebbe stato lo stesso Tim Burton che aveva portato al successo il personaggio al cinema negli anni ’80. Tutto sembrava pronto per il debutto nel 2005, ma la produzione si interruppe, sembra, per il clamoroso flop di Dance of the Vampires, altro spettacolo di Broadway sempre ad opera di Steinman.
Di quello che poteva essere Batman il musical possiamo trovare traccia in qualche rappresentazione amatoriale in giro per il mondo, basata sulle canzoni che il suo stesso compositore ha reso disponibili tramite internet. Di queste la migliore, un’aria quasi lirica che sfocia in rock, è Catwoman’s Song, interpretata da Karine Hannah, e definita dallo stesso autore «un ballo erotico che vede Catwoman come una versione moderna di Salomè in estasi per la testa mozzata di Giovanni il Battista».
Sembra però che Steinman non si sia arreso ancora: dopo il successo del suo Bat Out of Hell a teatro, tratto dall’omonimo album di Meat Loaf del 1978, sta cercando ancora fondi per il suo musical sull’uomo pipistrello, diventato a questo punto il progetto di una vita.

GENIO MALVAGIO
Se a Batman, come visto, non è andata molto bene, lo stesso non si può dire con Superman che, nel lontano 1966, è stato protagonista di uno spettacolo teatrale, molto apprezzato dalla critica, dal titolo It’s a Bird … It’s a Plane … It’s Superman, musicato da Charles Strouse su testi di Lee Adams. La trama prendeva molto alla lontana il fumetto omonimo di Jerry Siegel e Joe Shuster introducendo due cattivi mai visti prima, il dottor Abner Sedgwick, genio malvagio, e Max Mencken, un giornalista innamorato della collega Lois Lane.
Lo stile dell’opera, ironica e spensierata, ricordava il contemporaneo successo tv del Batman di Adam West, pop, un po’ scemotto e sopra le righe. Purtroppo il pubblico non apprezzò moltissimo e lo spettacolo fu chiuso dopo solo 129 repliche. Un peccato perché It’s a Bird … It’s a Plane … It’s Superman ricevette ben tre nomination ai Tony Award per le interpretazioni di Jack Cassidy nei panni di Superman/Clark Kent, Michael O’Sullivan in quelli del malvagio dottor Abner Sedgwick e Patricia Marand per Lois Lane. Una delle canzoni della colonna sonora, You’ve Got Possibilities interpretata da Linda Lavin, ha avuto un certo successo come pezzo jazz cantato all’interno dei nightclub e dei cabaret.
It’s a Bird … It’s a Plane … It’s Superman però è stato anche uno spettacolo che ha vissuto mille vite: fu riproposto in tv nel 1975 come speciale per la televisione, e fu messo in scena, fino ai giorni nostri, in versioni disparate, rivisitate e talmente spettacolari da richiedere una vera gru per far volare Superman. Non male per un insuccesso di Broadway.
L’ultimo musical a tema supereroi messo in cantiere è l’imminente La Leggenda di Thor. La morte degli dei, una produzione italiana, che conta la regia di Antonello Ronga su sceneggiatura di Ilaria Licenziato, le musiche di Emiliano Branda e le coreografie di Angelo Marino. Le prime rappresentazioni saranno il prossimo anno e per ora si conosce solo, tramite il Facebook dello spettacolo, un’unica traccia musicale, il rock sinfonico Un Nuovo Re: The Legends of Thor, cantata da Tony D’Alessio, nuova voce del Banco del Mutuo Soccorso, un pezzo che ricorda i brani più melodici dei Rhapsody Of Fire.
Come si legge dal sito ufficiale: «Tra i personaggi più amati, prima negli anni ’60 attraverso i fumetti della Marvel comics e successivamente sul grande schermo nel 2012 nel film The Avengers, ecco a voi Thor. Per la prima volta le gesta di questo grande eroe arrivano in teatro, dando vita a uno spettacolo avvincente, in cui non mancheranno i personaggi storici come Odino, Loki, le Valchirie e la perfida Hel con i suoi malefici alleati. Il musical ha l’obiettivo di restituire qualcosa di più vivo, di più caldo ed emozionante da vivere in teatro, che possa avvicinare lo spettatore al mito fino ad oggi conosciuto soltanto attraverso il grande schermo». Attendiamo.

NIPPO DANCE
Il fumetto giapponese è una meraviglia, un universo innovativo, fantasioso, folle e ben scritto. Per il lettore italiano, quando i primi manga vennero importati con serietà nel nostro paese nei primi ’90, dev’essere stata una vera rivoluzione letteraria: temi disparati mischiati come in un caleidoscopio accelerato, storie d’amore tenerissime e combattimenti sanguinosi, poi donne dalle tute invisibili a cavallo di robot giganti, gocce enormi sulla testa per simulare imbarazzo e soprattutto la lettura delle pagine, non più da sinistra verso destra ma il contrario. Nulla a che vedere con i nostri Zagor imbarazzati nel baciare una ragazza o con storie edulcorate ed esangui anche quando si parla di ladri assassini del calibro di Diabolik: l’universo fumettistico giapponese era una vera boccata d’aria fresca per chiunque gli si avvicinasse per la prima volta.
In questi ultimi decenni abbiamo letto veri capolavori del fumetto giapponese, tra tutti Death Note di Tsugumi Ohba e Tokyo Ghoul di Sui Ishida, senza contare la scoperta di autori che si sono imposti con una vera e propria poetica personale, come il caso di Masakazu Katsura del bellissimo e struggente Video Girl Ai.
Limitare tutto però all’ultimo trentennio è sbagliato perché il pubblico italiano, negli anni ’70/’80, ha amato queste storie giapponesi soprattutto attraverso i cartoni animati trasmessi in televisione, pur non sapendo che molti di questi avevano una radice a fumetti, come nel caso del Devilman di Go Nagai o della Candy Candy di Kyoko Mizuki.
Per questo veri e propri musical tratti dai manga sono nati anche in Italia, e non solo in Giappone, con esibizioni che hanno avuto vita e morte soltanto nei nostri palchi.
Nel 2015 ha debuttato a Milano, al Teatro Pime, in sole due date, Kitsch me Licia, diretto da Thomas Centaro, e basato su Kiss Me Licia ,cartone animato che fece letteralmente impazzire il pubblico nostrano, tanto da generare ben quattro sequel con attori (Cristina D’Avena e Pasquale Finicelli nei ruoli principali) per proseguire una storia che nel Sol Levante era terminata da tempo.

IN SEDICI
Kitsch me Licia è uno spettacolo musicale coinvolgente ed appassionante con un cast di 16 artisti tra attori, ballerini e cantanti, una grande colonna sonora esclusivamente anni ’80 che presenta 22 canzoni appositamente riadattate in italiano dallo stesso Thomas Centaro: dai Bon Jovi a Bonnie Tyler, dagli Spandau Ballet a Cyndi Lauper, da Samantha Fox a Spagna, da Madonna a Billy Joel, un vero amarcord di luci, suoni, musica, costumi che funge da macchina del tempo verso i miticizzati anni dei paninari.
Senza dimenticare le canzoni dei Bee Hive, celebre gruppo fittizio presente nel cartone animato, con pezzi amati dai tanti fan come Freeway e il tormentone «Uuuh io con te vorrei esser già sull’autostrada (freeeway)/ Uuuh io e te così e solo il vento io con te / Uuuh la pioggia, il vento, il sole io e te, così io e te/Verdi prati e poi chissà un bel mare blu yesterday, yesterday». Sempre italiano è Georgie il musical, ispirato al manga omonimo (Lady Georgie) di Yumiko Igarashi, messo in scena nel 2016 a Roma e nel 2017 a Gallarate (Va). Il progetto ideato da Claudio Crocetti è forse il più artistico e ambizioso tra tutti quelli presenti in questo articolo: musica che spazia dalla lirica al rock, balletti concitati, persino un momento dove si assiste a un tango, tutti gli elementi che trovano una propria inedita forma nella grandiosa scenografia dipinta in bianco e nero, per richiamare le chine tipiche di un manga. Regina dello spettacolo è la meravigliosa Claudia Cecchini nel ruolo principale, una voce dalle molte timbrature, a suo agio sia nei virtuosi momenti di danza che nei tanti stacchi musicali.

UN PACIFICO RAGAZZO
Lasciando l’Italia però anche in Giappone abbiamo avuto tanti manga trasposti in musical. Tra questi uno dei più apprezzati è Tokyo Ghoul di Sui Ishida, storia di un pacifico ragazzo che deve convivere con una parte bestiale del suo essere; la versione musicale è molto sfarzosa, ben diretta da Isamu Chino e con attori/ballerini/cantanti in perfetta simbiosi con le controparti a fumetti. Discretamente divertente e ottimamente coreografato, lo spettacolo però risulta un po’ insipido per la scelta di canzoni che mal si adattano allo stile grandguignolesco del manga, con pezzi troppo melodici in situazioni che avrebbero richiesto l’ausilio di brani più epici e rockeggianti.
Il musical di Sailor Moon è diventato un successo di fama incredibile: in scena dall’estate 1993, le rappresentazioni sono arrivate a 29 nel 2005, superando le ben 800 repliche e venendo così suddivise in quattro «stage», ognuno dei quali caratterizzati dall’entrata in scena di una nuova attrice per il ruolo principale della «combattente che veste alla marinara».
Gli spettacoli, sponsorizzati dalla famosa casa di produzione giapponese Bandai, vengono riproposti 2 volte nell’arco di un anno sempre con un successo clamoroso. Tutte le canzoni sono raccolte in 13 cd ai quali si aggiungono cinque edizioni speciali, quattro eternal edition e tre colonne sonore. I musical sono invece stati pubblicati sia in vhs che in dvd, compresi i cofanetti da collezione, naturalmente solo per il mercato orientale.
E il fumetto italiano? Di tracce di musical tratti dalle nostre strisce ce ne sono pochissime, per lo più cose amatoriali di poco conto e dalla fantasia non molto accentuata. Fa eccezione però uno spettacolo di danza ispirato a Dylan Dog definito dai suoi stessi autori «un’azione coreografica per attore, soprano, clarinettista, danzatori e orchestra». Il libretto è di Giorgio Gallione mentre la musica è di Marco Tutino, uno spettacolo messo in scena nel 1999 presso il Teatro Filarmonico di Verona. Grazie alle suggestive coreografie di David Parker, l’universo onirico del personaggio di Tiziano Sclavi trova una strada di rinnovamento inaspettato, una freschezza di idee e intuizioni che, negli albi dell’indagatore dell’incubo, mancava da tempo. Ottimo il Dylan Dog interpretato dal ballerino Jeffrey Kazin, anche se a spiccare è soprattutto la soprano Madelyne Monti nell’insolita veste di cantante pop. Tra mostri hollywoodiani, dall’uomo lupo a Mr Hyde, da Baby Jane alla famiglia Addams, ci troviamo davanti a uno spettacolo di danza che si tramuta in una vera esperienza visiva, aurale e narrativa, la perfetta e inaspettata mimesi tra fumetto e musica, sicuramente quella che abbiamo trovato più emozionante.