«Comunque sia, non vanno bene» ha detto la segretaria della Cgil Susanna Camusso in una pausa dell’incontro tra sindacati e Confservizi che ieri a Roma ha portato alla firma di un avviso comune sul nuovo modello contrattuale per i servizi pubblici. Il riferimento è ai voucher che il governo Lega-Cinque Stelle intende estendere in agricoltura e nel turismo. Sul tavolo resta l’ipotesi della maggioranza pentaleghista di estendere da 3 a 10 giorni l’uso dei buoni-lavoro e la possibilità di spalmare in questo periodo di tempo le 4 ore di lavoro previste come minimo giornaliero. Per i sindacati questo è un salvacondotto per il lavoro nero: le aziende lo useranno, grazie alla copertura di un voucher da mostrare in caso di ispezione. Su questi punti i sindacati non arretrano e hanno scritto una lettera-appello al presidente della Camera Roberto Fico.

DOPO IL PRESIDIO di tre giorni di Flai Cgil, Fai Cisl e Uila Uil promettono nuove iniziative in caso di conferma dell’impianto emerso dagli emendamenti. La strategia del governo è quella di non parlarne, anche per non intensificare il conflitto. Ieri il ministro del lavoro e dello sviluppo Luigi Di Maio ha smussato gli spigoli. «Sui voucher non votiamo nulla che sfrutti i giovani – ha detto – Sarà votato il nostro emendamento di maggioranza che stabilisce limiti precisi nel turismo e in agricoltura e non si presta ad abusi». Sarà rivolto alle categorie degli studenti, dei pensionati e dei disoccupati, già stabilite dalla legge 96 del 2017, adottata dal governo Gentiloni per evitare il referendum della Cgil. In questo modo il vicepremier pentastellato cerca di affrontare la contraddizione che i voucher rappresentano in un decreto che ha presentato come la «Waterloo del precariato» In presenza dell’estensione promessa dalla Lega alle piccole e medie imprese, questi «paletti» non sembrano soddisfare i sindacati. Che fanno muro.

«CON L’ARRIVO del provvedimento in aula, la prossima settimana intensificheremo la nostra mobilitazione e, se non bastasse, mettere in campo tutte le iniziative utili» ha detto Tania Scacchetti (Cgil). Ad esempio, la campagna già in corso online, su twitter, in video, sui siti e le radio dei sindacati, con la petizione #novoucher. E poi un referendum, di cui ha parlato Camusso. Il ministro dell’agricoltura Centinaio (Lega), in questi giorni silenzioso,ha attaccato i sindacati lanciandogli l’accusa di essere «preistorici». I voucher, uno dei simboli della precarietà e del lavoro decontrattualizzato, rappresenterebbero la «modernità». «Non è questo che ci si aspetta da un governo del cambiamento – ha incalzato Maurizio Landini (Cgil) – I voucher non assicurano tutele e diritti». La soluzione è a portata di mano: al voucher, va preferito il contratto di prestazione occasionale, previsto nel contratto per l’agricoltura, ha ricordato Luigi Sbarra, segretario aggiunto Cisl.

SAREBBE QUESTO il primo vero conflitto, da sinistra, per il governo che cerca di mantenere un equilibrismo neo-corporativo tra imprese e lavoratori. Una prospettiva che Di Maio avrebbe potuto evitare da giorni. Se non l’ha fatto, è perché ha ancora problemi con la Lega. Se lo farà, ne avrà altri. I sindacati hanno un’altra difficoltà: manca un’opposizione politica compatta. Ieri il Pd con Padoan e Gentiloni ha proseguito la sua campagna contro il «decreto disoccupazione» e sembra più rivolgersi alle imprese, e alla difesa del Jobs Act di Renzi. Tranne qualche voce come Cesare Damiano, non sembra molto interessato ai voucher. Da LeU emergono le voci di Speranza, Fassina, Pastorino, Laforgia, Fornaro.

SUL DECRETO A PASSO di gambero si sono concentrate tensioni che la maggioranza ha fatto fatica a gestire. Lo si è visto ancora ieri nelle commissioni lavoro e finanze riunite alla Camera. I lavori sono iniziati alle 9,30 e sono stati più volte interrotti, mentre si susseguivano incontri di maggioranza e, per ore, non è stato votato un emendamento all’articolo più delicato: il primo, quello sulla stretta ai contratti a termine e il ripristino della causale dopo i primi 12 mesi di rinnovi. Tra bocciature e accantonamenti, Lega e Cinque Stelle si sono rimpallati una soluzione sul periodo transitorio per i contratti in essere, si parla del 30 settembre, uno degli elementi che dovrebbero calmare la reazione esagitata delle rappresentanze d’impresa, venete e nazionali, contro un provvedimento in fondo modesto. Forza Italia sta cercando di usarle come sponda per attaccare la Lega, ma Salvini si è detto tranquillo quando ieri ha incontrato sulle scale della Camera Berlusconi che gli ha chiesto: «I tuoi stanno tranquilli in Veneto?».

È ARRIVATO ieri sera il via libera all’aumento dell’indennità per i licenziati da un minimo di tre mensilità e un massimo di 27. Approvata la proposta del Pd di aumentare le indennità in caso di conciliazione. Dell’esenzione di colf e badanti dalla stretta sui contratti a termine si riparlerà in aula dal 30 luglio. Il governo sembrerebbe intenzionato a non mettere la fiducia. Dopo vari rinvii il «cronoprogramma» sembra rispettato.