Murasaki Baby, l’opera prima di Ovosonico, la software house italiana fondata da Massimo Guarini e Gianni Ricciardi, è una meraviglia macabra dalla bellezza travolgente e «minuta». Una piccolezza dovuta alle dimensioni ridotte della console portatile Ps Vita di Sony -per cui il gioco è stato sviluppato in esclusiva- e alla brevità del videogame in questione che si può concludere in poco più di tre ore, che si pagano tuttavia meno del prezzo di un biglietto per un film in 3d proiettato in una multisala. In questo caso è vero il vecchio adagio, quasi sempre falso e citato da chi non si diverte, che «un bel gioco dura poco».

L’intreccio di Murasaki Baby è minimale poiché fa leva sull’emozione invece che su una articolata elaborazione narrativa: una bambina si perde in un mondo onirico sinistro e minaccioso e tocca al giocatore accompagnarla verso la salvezza, tutelando la piccola e il palloncino a forma di cuore che si porta dietro, come simbolo della sua vita.

Chi vive quest’avventura concisa, profonda e preziosa come un sonetto esemplare prende per mano la piccola Baby attraverso il touch-screen della console, istaurando immediatamente, tramite il contatto, un potente legame empatico con questo esserino digitale. Attraverso la superficie tattile posteriore della Ps Vita invece possiamo cambiare gli sfondi di questo favoloso mondo da incubo per risolvere gli enigmi ambientali che ci consentono di proseguire nella camminata onirica.

Oltre alla giocabilità basata su una fisica del sentimento ciò che rende davvero unico Murasaki Baby è lo stile grafico con cui è disegnato, chimera estetica dove si trovano tracce delle allucinazioni di Salvador Dalì e di Tim Burton, suggestioni espressioniste e ricordi di «anime» giapponesi.

Il valore artistico e lo splendore pittorico del videogame di Ovosonico si rivelano comunque attraverso uno sguardo compendiario in cui citazioni e omaggi convivono con le nuove intuizioni, perché vi si distingue lo sguardo poetico e personale di Massimo Guarini che è riuscito a incollare in un’unica visione le proprie idee con la rilettura di stili pre-esistenti. Le immagini sono legate in maniera intima e indissolubile ai suoni e alla musica. La colonna sonora è il battito di cuore di Murasaki Baby e determina il metabolismo emozionale di chi gioca con la stessa potenza del disegno. Gianni Ricciardi ha scritto suoni e toni che sembrano affondare negli abissi del subconscio prima di passare attraverso le orecchie. Da non perdere poi i titoli di coda, c’è un omaggio musicale composto appositamente del geniale Akira Yamaoka.

È impossibile non amare Baby, bambina così strana con la sua bocca posta sulla fronte che sarebbe mostruosa se non fosse così dolce, come è impossibile non amare, con un vago senso di patriottismo assai più potente di quello che si può provare per una vittoria sportiva della nazionale di calcio, questa opera d’arte Made in Italy che ci fa sperare per il futuro videoludico del nostro paese.