Sarebbe morta durante un’operazione di respingimento messa in atto dalla Guardia costiera greca la bambina di appena 4 anni il cui corpo è stato trovato nelle acque del mar Egeo dalle motovedette turche. A denunciarlo è stato il padre della bambina, Mohammed Fadil, un cittadino iracheno che è tra le 46 persone tratte in salvo dai guardacoste di Ankara al largo della costa sudoccidentale turca di Kusadasi.

Il gruppo di migranti si trovava a bordo di un gommone in difficoltà quando è stato intercettato da alcune unità delle Guardia costiera di Atene. «C’erano onde forti», ha raccontato l’uomo. «Pensavamo che fossero venuti a salvarci. Ci hanno detto di spegnere il motore. Poi hanno legato la nostra barca alla loro, iniziando a farci girare in cerchio. Hanno provato a ucciderci. Sono riuscito a salvare due miei figli, ma non l’altra», ha proseguito Fadil, citato dall’agenzia di stampa Anadolu. «E’ stato così disumano, hanno cercato di ucciderci».

Non sono note le nazionalità dei migranti, tra cui ci sono diversi bambini secondo quanti riferito dalla Guardia costiera turca che è intervenuta con tre mezzi navali e un elicottero.

Nel 2018 sono stati 56 mila i migranti intercettati mentre cercavano di raggiungere l’Europa lungo la rotta del Mediterraneo orientale, un terzo in più rispetto al 2017. A riferirlo è l’agenzia europea Frontex secondo la quale l’aumento si spiega in gran parte con il maggior numero di profughi che ha attraversato il confine di terra fra Turchia e Grecia, mentre il totale di quelli intercettati nel mar Egeo orientale è pressoché in linea con il 2017. Più che raddoppiato. invece, il numero di persone arrivate a Cipro. Afghanistan, Siria e Iraq sono i Paesi d’origine più rappresentati. Circa una persona su cinque, infine, ha dichiarato di aver meno di 18 anni, mentre i minori non accompagnati sono stati circa 4mila.