La speranza riparte da São Paulo, principale cassa di risonanza della politica nazionale brasiliana e ora possibile roccaforte della resistenza a Bolsonaro, il cui candidato, l’evangelico Celso Russomanno, è finito addirittura quarto con il 10% dei voti. A riaccenderla è stata la conquista del ballottaggio da parte di Guilherme Boulos, non più astro nascente ma ormai stella consolidata di una sinistra che pure ha tanto da rimproverarsi.

SECONDO CON IL 20,2% DEI VOTI contro il 32,8% dell’attuale sindaco Bruno Covas, del Psdb (il Partito socialdemocratico di Fernando Henrique Cardoso), il leader del Movimento dei senza tetto, affiancato dalla vice Luiza Erundina, ha già dichiarato che, in caso di vittoria, darà la priorità alle periferie abbandonate.

Replicando a Covas, che lo ha accusato di radicalismo, ha detto che nulla è più radicale del fatto «che la città più ricca del Brasile abbia gente costretta a rovistare nei rifiuti per mangiare».

E anche se per vincere dovrà colmare un divario non da poco, il risultato di domenica è già un successo, essendo stato ottenuto con una campagna elettorale assai povera, a fronte degli enormi mezzi a disposizione degli avversari: quelli garantiti a Russomanno dalla potente Chiesa universale del Regno di Dio, con tanto di campagna a base di fake news portata avanti dai bolsonaristi, e quelli assicurati a Covas dall’apparato amministrativo tanto del Comune quanto dello Stato, entrambi nelle mani del Psdb.

AL SECONDO TURNO del 29 novembre, in ogni caso, Boulos potrà sicuramente già contare sull’8,5% dei voti ricevuti dal candidato del Pt Jilmar Tatto, il quale, dopo essersi ostinato a mantenere la propria candidatura nonostante le pressioni ricevute dal suo stesso partito, ha già garantito al leader dei Senza tetto tutto il suo appoggio. «Progressisti, nessuno sposti un piede da São Paulo fino alla vittoria di Guilherme Boulos», ha esortato da parte sua l’ex candidato presidenziale del Pt Fernando Haddad.

E a festeggiare, a São Paulo, è intanto già Erika Hilton, donna nera e trans del Psol risultata la sesta più votata per il consiglio comunale, nonché una tra i vari rappresentanti della comunità Lgbt eletti in queste municipali.

LA SINISTRA NEL SUO INSIEME incassa anche l’accesso al ballottaggio a Porto Alegre, con Manuela d’Ávila del PCdoB, a Belém con Edmilson Rodrigues del Psol, e a Recife e a Vitória con Marília Arraes e João Coser, entrambi del Pt, il quale, sconfitto sia a Fortaleza che a Salvador pur governando i rispettivi Stati, si consola con l’accesso al secondo turno in 15 municipi con più di 200mila abitanti. Un risultato, in ogni caso, decisamente migliore rispetto al disastro ottenuto alle elezioni municipali del 2016 all’indomani del golpe contro Dilma Rousseff.

Se, insomma, in assenza di un fronte elettorale di sinistra, o almeno di centro-sinistra, non ci si poteva aspettare molto di più, è proprio per la mancata alleanza tra le forze progressiste che a Rio de Janeiro – dove Monica Benício, vedova di Marielle Franco, è entrata nel consiglio comunale per il Psol – la candidata del Pt Benedita da Silva è rimasta fuori dal secondo turno a vantaggio di Eduardo Paes, del partito Dem (Democratas), e dell’attuale sindaco e leader evangelico bolsonarista Marcelo Crivella.

E se è solo grazie a quest’ultimo e a Capitão Wagner a Fortaleza, che, di fronte al naufragio dei candidati da lui sostenuti, il presidente in carica ha evitato una completa disfatta, a detta di tutti gli osservatori è lui il grande sconfitto di queste elezioni municipali, vinte, piuttosto, dalle forze della destra tradizionale, come il Psdb, il Dem e il Mdb (Movimento Democrático Brasileiro).