Se la sinistra brasiliana sia o meno in ripresa dopo il crollo di quattro anni fa, sarà il secondo turno delle elezioni municipali di domani a dirlo, e in particolare l’attesissimo ballottaggio a São Paulo tra l’attuale sindaco Bruno Covas e il candidato del Psol Guilherme Boulos. In base ai sondaggi, è l’esponente del Psdb (il partito socialdemocratico che di sociale e di democratico ha tuttavia ben poco) il grande favorito, conservando ancora un vantaggio di almeno 4 punti su Boulos (54% contro 46% secondo Datafolha).

Ma il leader del Movimento dei Senza Tetto, che, diversamente da quanto avvenuto al primo turno, è ora appoggiato da tutta la sinistra, ha fatto una grande rimonta, recuperando almeno 9 punti in due settimane. E arrivando così a impensierire seriamente Covas, messo in grave imbarazzo dall’accusa di violenza domestica rivolta al suo vice Ricardo Nunes (la cui moglie, Regina Carnovale, ha ora cambiato versione, dicendo di non ricordarsi di quella denuncia).

Che l’attuale sindaco sia preoccupato, lo ha mostrato anche attraverso una misura espressamente proibita dalla legge: la distribuzione di beni alimentari nelle periferie. Un’iniziativa peraltro preceduta dalla promessa di un sussidio di emergenza sulla cui efficacia, in termini elettorali, esistono pochi dubbi: è stato non a caso proprio il sussidio di 600 euro concesso dal governo a 66 milioni di persone di basso reddito a determinare nei mesi scorsi l’aumento di consensi per Bolsonaro tra le fasce popolari, ormai – grazie anche all’abbandono del lavoro di base da parte della sinistra – chiaramente de-ideologizzate.

È invece sulla lotta per la terra che ha espressamente puntato Boulos, il quale, in caso di vittoria, adotterà un programma di costruzione di 100mila case popolari nel segno del mutirão, come viene chiamato il lavoro collettivo gratuito finalizzato alla realizzazione di opere di interesse comune già sperimentato con successo durante l’amministrazione di Luisa Erundina, sindaca di São Paulo dal 1989 al 1993 e oggi vice di Boulos. «La casa non è un progetto elettorale», ha specificato il candidato del Psol: «Per me è una questione di vita».

Ma oltre a São Paulo il destino della sinistra si deciderà nelle 5 capitali e nelle altre 13 città di grandi e medie dimensioni in cui i candidati progressisti, in maggioranza del Pt, hanno raggiunto il ballottaggio, a cominciare da Manuela D’Ávila (PCdoB), già vice di Haddad alle ultime presidenziali, a Porto Alegre. Ma, a sinistra, è stato soprattutto il Psol ad avanzare, con i suoi 88 consiglieri comunali (il 50% in più che nel 2016) eletti nelle capitali e nelle grandi città: per il 40% donne e per circa metà neri e nere, oltre a 4 trans e a ben nove mandati collettivi (l’innovativo meccanismo di origine popolare in base a cui, legalmente, il consigliere comunale è uno solo, ma la sua attività è responsabilità di tutto il suo gruppo, con tanto di suddivisione, in molti casi, del salario e degli interventi in consiglio comunale).

Quanto al Pt, cercherà di migliorare il magrissimo bottino di quattro anni fa, quando vinse in una sola capitale, Río Branco. Ma, nel suo caso, la crisi resta profonda, se è vero che, a livello nazionale, il Partito dei lavoratori ha sostanzialmente mantenuto gli stessi voti ottenuti nelle ultime catastrofiche elezioni municipali: circa 7 milioni contro i 17,2 conquistati nel 2012.

Se tuttavia il Pt non ha molto da ridere, Bolsonaro piange di sicuro: dei 55 candidati, tra sindaci e consiglieri comunali, da lui esplicitamente sostenuti, solo 13 hanno vinto, e il più importante bolsonarista che si giocherà domani il ballottaggio, il pastore evangelico Marcelo Crivella a Rio de Janeiro, non sembra avere chance contro il candidato del partito Dem (Democratas) Eduardo Paes, esponente della destra neoliberista.

Una sconfitta, quella di Bolsonaro, riconducibile tanto alla sua perdita di popolarità nei grandi centri quanto all’assenza di una forza politica in grado di organizzare la sua base d’appoggio, in attesa che la sua organizzazione neofascista, la Aliança pelo Brasil, diventi un partito.

Punteranno invece ad arricchire il loro bottino i veri vincitori delle municipali di quest’anno: i partiti della destra più tradizionale (Dem, Psdb e Mdb), al ballottaggio in nove capitali.