Seguito con distrazione, l’appuntamento di oggi delle elezioni municipali in Israele invece ha una notevole importanza. Soprattutto per il voto a Gerusalemme, dove la zona Est (araba) è occupata dal 1967.  Come è accaduto sino a oggi per 46 anni, i palestinesi boicotterranno le urne (ad eccezione di una piccola minoranza) in segno di protesta. Il voto pone problemi al partito di maggioranza Likud-Beitenu, guidato dal premier Netanyahu, che si è spaccato. Il primo ministro appoggia il sindaco uscente (laico) Nir Barkat mentre il numero 2 di Likud-Beitenu, Avigdor Lieberman, sostiene la candidatura del religioso Moshe Leon. Già in passato il voto a Gerusalemme ha avuto importanti riflessi politici. Una vittoria di Leon (indietro nei sondaggi) potrebbe fare di Gerusalemme ancora di più una città a trazione “ortodossa”: già oggi, nelle sue scuole elementari, il 39 per cento degli allievi sono figli di famiglie religiose. E aprire la strada alla rivincita dei rabbini a livello nazionale dopo la clamorosa esclusione dal governo avvenuta dopo le elezioni parlamentari dello scorso febbraio. Il partito centrista laico Yesh Atid potrebbe essere costretto a lasciare l’esecutivo per far spazio a due liste ortodosse. Anche Tel Aviv sara’ teatro di un’aspra sfida ideologica. Molti occhi saranno puntati infine su Nazaret, dove la parlamentare araba Hanin Zuabi cercherà di diventare la prima donna-sindaco araba nella storia di Israele, mandando a casa il sindaco uscente Rames Jaraisy. (mi.gio)