Elezioni ai tempi del Coronavirus. Mentre la Francia passa alla terza fase, con il primo ministro Edouard Philippe che in serata annuncia la chiusura di tutti i luoghi pubblici “non essenziali” – bar, ristoranti, cinema – , oggi c’è il primo turno delle municipali, 47.664.895 elettori sono chiamati a votare nei 34.970 comuni francesi, dove si presentano complessivamente 902.465 candidati. Domenica prossima si terrà il secondo turno, dove potranno accedere le prime due liste arrivate in testa questa domenica e tutte quelle che avranno superato il 10% (quelle con più del 5% potranno fondersi). L’ipotesi di rimandare il voto è stata evocata, ma la destra dei Républicains ha messo in guardia Emmanuel Macron e minacciato un’offensiva consistente. Tutte le forze politiche, destra e sinistra, sono state d’accordo per mantenere l’appuntamento elettorale. Difatti, nelle misure prese dal governo, c’è – per il momento – la garanzia di poter continuare ad esprimere «la vita sociale e democratica» del paese. Manifestazioni comprese: ieri, anche se a Parigi i cortei erano stati proibiti in varie parti della città, c’è stato l’Atto 70 dei gilet gialli tra Montparnasse e Bercy.

IL PAESE VIVE IN UNO STATO di attesa, nel timore di un aggravamento della situazione, mentre ieri il Covid-19 è entrato in carcere, un detenuto di Fresnes è stato contagiato. Dopo il ministro della Cultura, Franck Riester, anche la sottosegretaria Brune Poirson è risultata infettata ieri. Da lunedì tutte le scuole di ogni ordine e grado, 13 milioni di allievi, saranno chiuse e famiglie e insegnanti si stanno organizzando.

C’è l’incognita della partecipazione. Il ministro degli Interni, Christophe Castaner, ha spiegato ieri che ci sono dispositivi per evitare i contatti e venire in aiuto delle popolazioni più fragili (è stato consigliato di portare da casa le schede, che tutti ricevono per posta, si può portare la biro per firmare sul registro, ci sarà il gel idroalcolico nei seggi). Ma secondo un sondaggio, il 28% degli elettori esita e potrebbe non andare a votare a causa della paura del virus, aggiungendosi (o sovrapponendosi) all’astensione abituale. La campagna elettorale è stata perturbata dall’irruzione del Covid-19. Nell’ultima settimana molti meeting elettorali sono stati annullati. Il primo ministro, Edouard Philippe, che si presenta a Le Havre, dove è stato a lungo sindaco prima di Matignon, ha rinunciato al comizio di chiusura della campagna, mentre altri hanno fatto finta di niente, come se il virus non ci fosse, come la candidata dei Républicains (Lr) a Parigi, Rachida Dati, che ha chiuso con un grosso comizio a cui ha partecipato anche l’ex presidente, Nicolas Sarkozy.

I ministri-candidati sono dieci e, se eletti, dovranno scegliere il loro futuro. Ma per il governo e la République en Marche (Rem) non sarà difficile mascherare un voto-sanzione, abituale alle municipali, che sono un po’ delle elezioni di mid-term in Francia. Difatti, alla precedente tornata elettorale delle municipali, nel 2014, la Rem non esisteva (il partito di Macron nasce nel 2016). La Rem presenta liste in 592 città di più di 9mila abitanti (289 direttamente, 303 sostenendo candidati di partiti alleati). L’obiettivo è modesto: eleggere almeno 10mila consiglieri. La città dove la Rem ha maggiori possibilità di eleggere il sindaco è Lione, ma qui il partito si è diviso, come del resto in una trentina di altre città, dove ci sono liste dissidenti della maggioranza (e in 20 città la Rem presenta liste contro il MoDem, alleato di governo). «Considero che l’elezione municipale non sia un’elezione nazionale» ha detto Macron. Anche a Parigi c’è una lista dissidente della Rem, guidata dal deputato (escluso) Cédric Villani.

NELLA CAPITALE, dopo una campagna elettorale caotica, con le dimissioni forzate del candidato Benjamin Griveaux in seguito allo scandalo sex tape, la candidata Agnès Buzyn (ex ministra della Sanità) non sembra essere riuscita a cambiare la situazione: la prossima sindaca sarà o l’attuale, Anne Hidalgo (socialista, ma la lista Paris en commun si presenta come “unione della sinistra e degli ecologisti”) o la sfidante Lr, Rachida Dati. I partiti tradizionali – Ps e Lr – sperano di riprendere fiato con le municipali, dopo il terremoto causato dall’irruzione della Rem alle legislative e alle europee.

UN SONDAGGIO dice che il 47% sceglierà di confermare i sindaci uscenti, il grosso sono Lr o Ps (i socialisti hanno il sindaco in 202 città di più di 10mila abitanti, 10 in quelle con più di 100mila). Europa Ecologia (Eelv) spera nell’onda verde, per confermare il 13,5% delle europee. Ora ha Grenoble, spera in Besançon, Rouen, persino Bordeaux e Strasburgo, e di crescere fortemente a Lione e Parigi. Il Pcf si gioca la sopravvivenza nei “bastioni rossi” della banlieue parigina, e spera di mettere in scacco Philippe a Le Havre. La France Insoumise non punta alle municipali ed è soprattutto presente in liste civiche. Il Rassemblement national, che nel 2014 aveva conquistato 10 città, punta a prendere Perpignan e a radicarsi nei territori in vista delle presidenziali del 2022.