Alla fine a spuntarla è stato come al solito Matteo Salvini. «Habemus decretum» annuncia il ministro leghista al termine del consiglio dei ministri che ha varato il decreto sicurezza bis. Con qualche ritardo certo, perché Salvini avrebbe voluto incassarlo prima delle elezioni europee e invece sia il premier che il vicepremier grillino gli hanno impedito di sventolarlo come un successo nei comizi. Ma va bene lo stesso. «Ho chiesto io a Salvini di rinviarlo, perché convocare un consiglio dei ministri due giorni prima delle europee non mi sembrava opportuno» spiega adesso Giuseppe Conte, quasi a giustificarsi. Certo, restano i borbottii di Luigi Di Maio che continua a rimproverare il poco impegno nei rimpatri dei migranti irregolari, ma sono spariti i toni duri sentiti in campagna elettorale. Anzi, fatta la pace con il collega-rivale leghista anche i toni sono tornati sereni: «Il decreto sicurezza è un inizio e mi auguro che in fase di riconversione il parlamento lavori a un rafforzamento delle misure per i migranti irregolari. Parliamo di centinaia di migliaia di persone non identificate che girano illegalmente in Italia» dice il capo politico dei 5 Stelle, dimenticando che proprio Salvini – smentendo se stesso – di recente ha parlato di 90 mila irregolari. Ma soprattutto facendo finta di non sapere che proprio tra senatori pentastellati potrebbe nascondersi più di un’insidia per il provvedimento.

Passo dopo passo il ministro leghista sta riscrivendo buona parte delle politiche italiane sull’immigrazione. Un giro di vite che non riguarda solo i migranti ma chiunque lavori nell’accoglienza o il salvataggio di quanti arrivano dall’altra sponda del Mediterraneo. Le nuove norme colpiscono in particolare proprio le navi delle ong impegnate nei soccorsi in mare, alcune delle quali sono accusate da Salvini di presunte e finora mai dimostrate collusioni con i trafficanti di uomini. Cancellate le multe per ogni migrante strappato al mare (la prima bozza del decreto prevedeva tra i 3.500 e i 5.500 euro per ogni uomo, donna o bambino salvato), la nuova e definitiva versione prevede multe salate per le navi che non rispettano il divieto di ingresso nelle acque internazionali: da 10 mila a 50 mila euro per i comandante, il proprietario e l’armatore, fino a prevedere il sequestro in caso di reiterazione del reato. A decidere la sanzioni non sarà la magistratura ma il prefetto territorialmente competente.

Dopo i rilievi del Quirinale è stato modificato l’articolo (1) che stabilisce chi può vietare l’ingresso nelle acque nazionali: prima spettava solo al titolare del Viminale, che ora invece potrà decidere solo in accordo con i ministri della Difesa e dei Trasporti e una volta informato il premier. Previsto anche l’impiego di agenti sotto copertura nelle indagini relative al reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina (3 milioni di euro stanziati per il triennio 2019-2021) e l’istituzione di un Fondo per i rimpatri di 2 milioni di euro. Infine alcune misure per il contrasto alle violenza durante manifestazioni sportive, a partire da un ampliamento del Daspo, applicabile anche per episodi avvenuti all’estero e alle violenze contro gli arbitri. «Inoltre ci sono misure per impedire ogni forma di collaborazione opaca tra le società sportive e i tifosi soggetti al Daspo», ha spiegato al termine del consiglio dei ministri il sottosegretario alla presidenza del consiglio Giancarlo Giorgetti.

Altri articoli riguardano l’assunzione di 800 unità di personale amministrativo per la notifica delle sentenze a carico di condannati ancora liberi e nuove misure che mirano a una maggiore tutela delle forze dell’ordine durante le manifestazioni, introducendo una nuova fattispecie di reato per punire chi usa razzi, bastoni e altri oggetti contundenti.

Paradossalmente il governo vara le nuove norme contro le organizzazioni non governative nello stesso giorno in cui si viene a sapere che il primo decreto sicurezza sarà sottoposto all’esame della Corte costituzionale a partire dal prossimo 19 giugno. «Sia sul primo che sul secondo decreto sicurezza siamo tranquilli», assicura il ministro. «Questi decreti sono rispettosi di qualunque norma vigente in Italia e all’estero». Critiche al provvedimento dal Pd, che accusa il governo di fare «molta propaganda e poca sicurezza». Per Emanuele Fiano «quanto illustrato da Conte e Salvini ha poco a che fare con la vita delle nostre città».