Sarà un’apertura silenziosa, interrotta qua e là dai mugugni dei religiosi, quello del Beirut Pride. Alla fine gli organizzatori si sono dovuti arrendere: il concerto previsto per domani sera e che doveva dare inizio alla settimana dedicata ai diritti delle persone Lgbt non s’ha da fare.

Anzi, l’evento è «sospeso fino a nuovo avviso». La decisione arriva poco dopo le dichiarazioni rilasciate dall’ex mufti capo della Repubblica libanese, Mohammad Rachid Kabbani, che ha invitato i responsabili della manifestazione a cancellare le attività programmate del Beirut Pride e che ha accusato gli organizzatori di violazione dei «buoni costumi» e della «moralità».

«Non appena è stata annunciata la serata di apertura del Beirut Pride 2019 al The Palace, le istituzioni religiose hanno chiesto la cancellazione del concerto, collegandolo alla promozione del matrimonio tra persone dello stesso sesso e associandolo alla dissolutezza e all’immoralità», fanno sapere dal Beirut Pride.

Una pioggia di minacce si è poi riversata non solo sui partecipanti ma anche sulla direzione del The Palace. Mufti Kabbani, noto per la sua posizione conservatrice sul matrimonio civile, ha rilasciato una dichiarazione in cui ha chiesto ai «responsabili della protezione della sicurezza della morale in Libano» di «assumersi le proprie responsabilità e perseguire coloro che disturbano la morale. Speriamo che i funzionari libanesi fermino le celebrazioni previste per difendere i cosiddetti diritti degli omosessuali e le loro pretese di ottenere il matrimonio tra persone dello stesso sesso in Libano», ha aggiunto.

L’anno scorso il coordinatore del Beirut Pride Hadi Damien era stato trattenuto una notte dalla polizia, mentre a maggio di quest’anno le autorità libanesi avevano bloccato l’accesso a Grindr, l’app di incontri per persone Lgbt.