«I libici, con l’avallo dell’Italia, stanno avendo un atteggiamento molto minaccioso, per questo sospenderemo la nostra azione nel Mediterraneo centrale in attesa di capire meglio. Non possiamo mettere in pericolo la vita dei nostri colleghi. Se saremo costretti, abbandoneremo il capo»: il presidente di Medici senza frontiere, Loris De Filippi, annuncia la sospensione delle operazioni della nave Vos Prudence. Il Viminale venerdì ha aggiunto un addendum al Codice di condotta per le Ong. Sos Méditerranée ha deciso di firmare mentre Msf resta ferma sulla sua posizione: «Il discorso tecnico sulle modifiche al codice per noi passa in secondo piano, i recenti sviluppi mostrano che c’è un disegno più ampio del governo italiano in accordo con la Guardia costiera libica per sigillare i confini e intrappolare i migranti».

De Filippi, cos’è che non va nelle regole del ministero?

Firmare non significa entrare in un sistema Sar di Ricerca e soccorso in mare ma partecipare a un progetto politico con il quale si decide di far gestire i flussi di migranti ai libici, un progetto in cui noi non vogliamo entrare. Rispetto alla versione precedente, l’addendum non contiene niente di rivoluzionario, fa delle concessioni funzionali a far firmare le Ong che si erano rifiutate ma non cambia l’impianto del discorso. Non aderiamo a un impegno a seguire il governo italiano in azioni che non hanno una finalità umanitaria.

Cosa cambia per voi con il codice Minniti?

Bisogna leggerlo accanto alle prese di posizione degli attori libici. Di fatto, il governo ha deciso di terziarizzare la gestione dei flussi migratori, così si passa da condizioni difficili a più difficili nei campi dove vengono ammassate le persone ricondotte indietro. Non sono campi, sono carceri. Le autorità libiche hanno chiaramente detto che non vogliono le Ong né nelle loro acque territoriali e nemmeno entro le 23, 24 miglia dove finora ci posizionavamo. Dovremmo stare oltre questa fascia per centinaia di chilometri, altrimenti rischiamo. Finora era invece permesso effettuare operazioni di Ricerca e salvataggio fino a 11miglia dalla terraferma. Nel 2016 ci spararono 13 colpi e la situazione era più stabile, ora che hanno un accordo con il governo italiano noi rischiamo altri attacchi. Siamo preoccupati, abbiamo deciso di sospendere l’attività della nostra nave Vos Prudence, mentre l’equipe medica di Msf continuerà a fornire supporto all’Aquarius di Sos Méditerranée.

Terrete aperte le comunicazioni con il Viminale?

Per ora ci fermiamo fino a che non avremo chiarimenti dalla Guardia costiera libica. Continuiamo ad avere contatti con loro e con il governo italiano. Proprio il Centro di coordinamento delle soccorso in mare di Roma venerdì ci ha inoltrato una comunicazione con cui ci avvisavano di stare miglia lontano dalla costa libica a causa delle minacce della Guardia costiera locale contro le Ong.

Cosa succede se la Libia estende la sua zona Sar e impedisce alle Ong di entrarci?

La Guardia costiera può effettuare i respingimenti entro le sue acque territoriali. In zona Search and rescue il codice internazionale dice che non è possibile. Se la linea Sar aumenta oltre le 90miglia, come vorrebbero fare, e le Ong non possono entrarci, allora ci saranno meno navi pronte a soccorrere le persone prima che anneghino. Chi non annegherà verrà intercettato e riportato in Libia. Non ci saranno testimoni terzi a osservare i respingimenti. L’Italia di questo si sta rendendo complice: solo navi della marina o natanti che hanno accettato il progetto politico implicito nel Codice saranno in zona.

L’Europa appoggia l’iniziativa dell’Italia

È quello che hanno già fatto in Turchia: pagare Erdogan per chiudere il corridoio verso la Siria, in quel caso si trattava di 10 chilometri. Nel caso della Libia sono 1.400 chilometri, la possibilità che i migranti tentino di passare è alta, respingerli significa consegnarli a carceri che non solo questi pericolosi estremisti di Msf ma anche Amnesty International, l’Alto commissariato Onu per i rifugiati e testimoni diretti come Domenico Quirico descrivono come inumani.

Cosa farà adesso Msf?

In nessun modo appoggeremo un progetto di Ricerca e salvataggio con fini diversi da quelli umanitari, il nostro è un sistema Sar indipendente sotto il coordinamento della Guardia costiera italiana e nel rispetto delle regole marittime. Se ci impediscono di entrare nei porti, se la Guardia costiera libica, con l’avallo dell’Italia, ha un atteggiamento aggressivo contro le Ong tenendoci oltre le 90 miglia o più, andremo via dal Mediterraneo centrale. Per ora vediamo cosa succede ma, mi sembra, che la possibilità di azione sia compromessa. Chiediamo alle autorità italiane e libiche di assicurare l’incolumità di chi effettua operazioni di soccorso e la possibilità di sbarcare in un porto sicuro.