Per mesi Fabio Forgione, capo della missione di Medicins sans Frontieres (Msf) in Iraq, si è spostato tra il Kurdistan e Baghdad. L’offensiva dello Stato Islamico in Iraq e Siria e delle formazioni armate sue alleate nell’Iraq settentrionale, lo ha sorpreso solo in parte, ci spiega Forgione che nei giorni scorsi ha lanciato l’allarme sulle conseguenze per i civili dei combattimenti in corso tra qaedisti e forze governative irachene. Lo abbiamo raggiunto ieri a Erbil dove il capo missione di Msf resta in attesa di riprendere la sua attività nel resto dell’Iraq.

 

L’offensiva qaedista va avanti con i rischi che ciò comporta per l’assistenza alla popolazione civile. E’ stato colpito anche un vostro ospedale.

Sì a Tikrit, è un ospedale che garantisce cure mediche a circa 40 mila persone sfollate che rischiano di rimanere senza assistenza. Ciò potrebbe ripetersi in altri centri abitati. Per questo Msf si è rivolta a tutte le parti in conflitto affinchè rispettino il personale medico e le strutture sanitarie e risparmino la vita ai civili. Gli attacchi devono cessare per permetterci di di raggiungere le persone che hanno bisogno immediato di aiuto. Nei prossimi giorni contiamo di impiegare anche cliniche mobili e di rafforzare le nostre strutture chirurgiche. Dipenderà dalla possibilità di continuare ad avere degli interlocutori con i quali parlare e coordinare le nostre attività.

 

Quali sono le ultime informazioni a vostra disposizione.

Sappiamo che si combatte in più punti, da Tikrit fino quasi a Kirkuk e naturalmente anche nell’Ovest del paese. Il conflitto prende con il passare dei giorni le caratteristiche di una guerra di religione. Nelle ultime ore abbiamo appreso di attacchi a due villaggi sciiti non lontani da Kirkuk. Il quadro è complesso e il nostro pensiero va naturalmente alla popolazione civile e ai tanti sfollati che a causa della guerra sono stati costretti ad abbandonare le loro case.

 

Lei per mesi ha viaggiato tra il Kurdistan e Baghdad, passando per le città e i villaggi sunniti presi dai qaedisti, che in non pochi casi sono stati accolti con favore dagli abitanti. Quest’offensiva contro il governo centrale è stata davvero una sorpresa

Direi di no. Noi registravamo da diverso tempo un aumento degli attacchi armati compiuti da gruppi sunniti più radicali contro posti di blocco, caserme, basi militari e installazioni governative. Questa escalation è stata evidente soprattutto durante il periodo elettorale. Il fermento era visibile, i segnali inequivocabili. Tuttavia nessuno poteva immaginare un’offensiva di tale portata in grado di far cadere nel giro di una settimana i distretti sunniti nelle mani dei qaedisti e dei loro alleati.

 

Cosa pensa del crollo in poche ore dell’esercito governativo

Occorre tenere presente che in queste zone gli agenti delle forze di sicurezza e i soldati sono nella maggior parte dei casi degli iracheni di fede sunnita. Persone al servizio dello Stato, addestrate dalle autorità centrali ma che evidentemente condividono il risentimento, la frustrazione dei sunniti iracheni verso le politiche svolte dal governo.

 

Il Califfato sunnita è una realtà?

Non è semplice rispondere quando il quadro della situazione è in continua evoluzione. Tuttavia è difficile credere che il governo centrale possa riprendere il controllo delle aree perdute senza lanciare una vasta controffensiva militare che al momento appare improbabile. Senza contare il rischio di una ulteriore escalation che trasformi un conflitto che è ancora tra governo ed estremisti armati in una guerra aperta tra sunniti e sciiti.