A quattro mesi dall’incendio che ha distrutto il campo di Moria, più di 15.000 donne, uomini e bambini, con l’inverno alle porte, continuano a essere intrappolate in condizioni disumane e insicure sulle isole greche. A denunciarlo, nella Giornata internazionale dei migranti, le équipe di salute mentale di Medici Senza Frontiere (Msf) a Lesbo e Samos che riscontrano livelli preoccupanti di problemi di salute mentale tra i propri pazienti. A Samos, 3.500 persone vivono in un centro da 648 posti in condizioni miserabili.

Il team di salute mentale di Msf ha registrato nel campo di Vathy un preoccupante aumento del numero di pazienti con sintomi gravi, come già accaduto nel corso del 2020. «A novembre, il 60% dei pazienti che si sono recati alle nostre cliniche – evidenzia Msf – ha dichiarato di aver pensato al suicidio e il nostro team ha rilevato che il 37% era a rischio suicidio».

A Lesbo, più di 7.000 richiedenti asilo, di cui 2.500 bambini, vivono in tende che spesso si allagano a causa delle piogge. Recentemente, il terribile episodio di una bambina di tre anni violentata nel campo dimostra la sconvolgente inadeguatezza delle misure di protezione e l’urgente bisogno di alloggi sicuri e dignitosi per i più vulnerabili.

Da quando è avvenuto l’incendio e i migranti sono stati trasferiti in un nuovo campo, gli psicologi infantili di Msf continuano a notare preoccupanti sintomi tra i bambini: sonnambulismo, incubi, comportamenti regressivi, autolesionismo e idee suicidarie. Nel 2020, gli psicologi infantili di Msf hanno trattato 49 casi di bambini con sintomi di idee suicida e tentativi di suicidio.