Due fratelli che fanno scarpe e un disegnatore di cartoni animati, uniti per salvare una banca sull’orlo del baratro. Messa così sembra l’inizio di una barzelletta. Invece siamo davanti a una colossale operazione finanziaria, con protagonisti tre volti del nuovo capitalismo italiano.

L’indiscrezione circola da qualche giorno: i fratelli Andrea e Diego Della Valle e Iginio Straffi – creatore delle fatine Winx e patron della società di animazione Rainbow – avrebbero risposto positivamente all’appello lanciato dal governatore Gian Mario Spacca: imprenditori di tutte le Marche, unitevi e salviamo insieme Banca Marche, o, se preferite: armiamoci e partite. In realtà, comunque, né i Della Valle né Straffi, almeno ufficialmente, hanno mai avuto granché a che fare con l’istituto di Jesi, che deve il suo rosso in bilancio principalmente a una serie di pericolose avventure immobiliari portate avanti quando tutte le altre banche della Repubblica non avrebbero nemmeno offerto un caffè ai costruttori.

Ai margini della vicenda, come sempre, spuntano i Merloni, reali proprietari di tutte le Marche, capaci di esprimere addirittura l’attuale presidente della regione: Gian Mario Spacca, ex dipendente della multinazionale a conduzione familiare. E non solo, l’erede universale Maria Paola è al sua terza legislatura in parlamento: ex margheritina, è entrata la prima volta con il Pd nel 2006. Confermata nel 2008, l’ultima volta l’ha spuntata da capolista al Senato per la Lista Monti.

Appena cinque mesi fa – erano i primi di marzo -, Banca Marche stanziò un plafond rotativo di 20 milioni per la reindustrializzazione delle aree del gruppo. Soldi a palate che, però, non sono serviti ad evitare l’ultimo brutale piano industriale della Indesit, con 1425 lavoratori da mettere in mobilità nei prossimi tre anni. Il potere nelle Marche è tutto qui, stretto tra la grande banca e la grande industria. E se i secondi non se la passano troppo bene, l’assalto all’istituto di credito diventa un modo perfetto per aumentare il proprio peso specifico (i Della Valle) o per mettere piede nel giro che conta veramente (il rampante Straffi).

Così, secondo fonti interne alla banca, l’insolito trio si appresterebbe a investire «somme importanti» in una ipotetica – benché molto vicina – ricapitalizzazione dell’istituto. Soprattutto i Della Valle, che recentemente hanno incassato 362 milioni di dollari con la cessione della loro quota (il 15 percento) dei magazzini Saks. Un nuovo inizio per i fratelli della Tod’s, con una banca. D’altra parte, la strada per la vetta di Rcs era troppo impervia, e Diego è già molto attivo nel mondo dell’editoria: il 10% della Monrif (che dà alle stampe Il Resto del Carlino, La Nazione e Il Giorno) è roba sua, in più va ricordato che, sempre lui, siede nel consiglio di amministratore del quotidiano francese Le Monde. I Della Valle già possono contare su una fiorente azienda calzaturiera (la Tod’s), una squadra di calcio (la Fiorentina), una compagnia ferroviaria (la Ntv con Montezemolo), tanti piccoli satelliti sparsi in vari settori e il nome di famiglia rimarrà scolpito nella storia per il restauro del Colosseo. Se politicamente le cose sono andate così così – il finanziamento della campagna elettorale di Monti è servito a poco, visto il fiasco rimediato alle urne -, questo Paese si può sempre comprare pezzo dopo pezzo.

Iginio Straffi, dal canto suo, è il classico nome più famoso fuori piuttosto che in patria. Disegnatore di Nick Raider per Bonelli Editore alla fine degli anni ’80, si trasferì subito dopo in Francia per lavorare nel mondo del cinema. Tornato in Italia nel 1995, insieme a un pugno di volenterosi creativi, fondò la Rainbow a Loreto, la cittadina della Madonna nera, con l’obiettivo di produrre opere per bambini. L’annus mirabilis è il 2003, quando la fortuna si materializzò all’improvviso: le Winx fecero subito breccia nel cuore di milioni di ragazzini e adesso il brand è attivo in 131 paesi del mondo. Seguì un’invasione di bambole nei negozi di giocattoli e diversi film passati al cinema. Ecco chi è l’altro uomo della speranza: l’uomo delle fatine. Ma per salvare Banca Marche, forse, di magia servirebbe quella vera.