Per spianare la strada all’acquisto da parte di Unicredit, il governo è pronto ad un aumento di capitale in Montepaschi. Fino a 3 miliardi così da rafforzarne la solidità patrimoniale e rendere più facile il percorso per la banca ora comandata da Orcel.
L’ipotesi sarebbe allo studio del Ministero dell’economia ed è stata fatta ventilare dall’agenzia di stampa Bloomberg – di solito ben informata sulle questioni finanziarie – e non smentita da viale XX settembre.

Dopo l’annuncio a sorpresa di Orcel a luglio, è ancora in corso la due diligence da parte di Unicredit: la banca di Piazza Gae Aulenti si è data 40 giorni – dal 3 agosto al 13 settembre – per decidere che proposta fare a Mps con la sola certezza di prendersi solo le parti pregiate della banca più antica del mondo, caduta in disgrazia dopo le manie di grandezza di Mussari e l’acquisto di Antoveneta e conseguenze condanne giudiziarie.

L’OPZIONE PREFERITA dal Mef – che dopo la nazionalizzazione decisa da Padoan, ora presidente di Mps, deve cedere entro l’anno la maggioranza per le regole Ue – sarebbe quella di un aumento in opzione, che consentirebbe agli azionisti del Monte che intendono sottoscrivere l’aumento di non vedersi diluiti. L’ammontare dell’offerta dipenderà dagli asset che verranno trasferiti e dal concambio che verrà stabilito tra i titoli delle due banche.

LA STRUTTURA dell’operazione, da un punto di vista finanziario, potrebbe ricalcare la fusione tra Bpm e il Banco Popolare, matrimonio nel 2017 carta contro carta che fu preceduto da un aumento del Banco allo scopo di consolidarne la situazione patrimoniale e allinearla a quella della più solida Bpm. Il Tesoro, in cambio della sua quota, potrebbe ricevere azioni di Mps senza diritto di voto, allo scopo di non alterarne gli equilibri di governance di Unicredit. Dal perimetro che verrà trasferito verranno esclusi sia i crediti a rischio di Siena – attualmente pari a 4,2 miliardi di euro secondo le valutazioni di Mps – che i contenziosi straordinari. Una parte degli sportelli al Sud – specialmente in Sicilia e Puglia – non interessano Orcel, mentre è ancora de definire il destino della direzione generale di Siena e del marchio. La dimensione dell’aumento potrebbe essere inferiore a 3 miliardi, considerando anche il beneficio fiscale netto di 2,2 miliardi rappresentato dalla trasformazione delle Dta in crediti d’imposta. che potrebbe prendere anche la forma di un aumento in opzione e cioè una raccolta di capitale che consentirebbe agli altri azionisti del Monte (il 35,8%) che intendono sottoscrivere l’aumento pro-quota di non vedersi diluiti. Forma che preferita anche dall’azionista pubblico che ha in portafoglio il 64,2% del capitale di Rocca Salimbeni.

In ogni caso le discussioni sono in fase iniziale e condizioni dettagliate, anche per l’aumento, verranno messe a punto solo al termine della due diligence.

LE POLEMICHE POLITICHE sull’operazione si sprecano e riguardano soprattutto la corsa al collegio suppletivo di Siena a cui si è candidato il segretario Pd Enrico Letta. In ballo infatti c’è il destino di 2.100 dipendenti – su 2.582 bancari Montepaschi complessivi – impiegati nella provincia senese, centro di costo che UniCredit non vuole sobbarcarsi – assieme a qualche centinaia dei 1.407 bancari impiegati a Roma in altrettante funzioni di direzione generale – per evitare duplicazioni di struttura con la sede centrale milanese.