Siena non vuole perdere il Monte dei Paschi, che però continua a vivere un momento assai difficile, e per giunta è diventato scalabile. Una comprensibile esigenza e due amari dati di fatto, la cui sintesi ha portato Antonella Mansi alla guida della Fondazione Mps. Con una scelta unanime della Deputazione generale di quella che, con l’attuale 33,4%, resta la prima azionista di Rocca Salimbeni. E nella quale, per evitare nuovi scontri sulle future strategie del terzo gruppo creditizio italiano, è arrivata una scelta tesa a confermare la leadership di Alessandro Profumo e Fabrizio Viola alla guida della banca. Affidando però alla vicepresidente di Confindustria il compito di trovare nuovi soci per il Monte che siano forti finanziariamente ma anche affidabili. Per scongiurare quella scalata «ostile» che dallo scorso mese di luglio, dopo la cancellazione del vincolo statutario del 4% che blindava la banca, si affaccia periodicamente negli incubi di gran parte dei senesi.

Unanimi anche i commenti positivi alla nomina di Mansi, da Enrico Rossi al rettore Riccoboni, dagli industriali ai politici e ai commercianti. Del resto non poteva durare una situazione che vedeva il sindaco Valentini, forte del diritto di veto in Deputazione, ostinatamente ancorato al suo candidato, l’ex garante della privacy Francesco Maria Pizzetti che alla fine ha rinunciato («me l’ha chiesto il sindaco»). E il curriculum di Antonella Mansi, 39 anni, senese, già presidente di Confindustria Toscana, che all’azienda di famiglia (Nuova Solmine di Grosseto) aggiunge la presidenza di Banca Del Vecchio del gruppo Etruria e un posto nel cda del gruppo Bassilichi, oltre al ruolo di vice di Giorgio Squinzi, è apparso perfetto per contemperare le diverse esigenze dei poteri, politici ed economici, che si affollano al capezzale del Monte.

La giovane imprenditrice dalle mille relazioni, toscana ma già con un ruolo nazionale, conoscitrice del territorio e già nel board di un’azienda come la Bassilichi che per il tandem Profumo-Viola dovrebbe ereditare il back office della banca e almeno un migliaio dei suoi addetti, non era però ferrata in campo strettamente bancario. Lacuna subito colmata dalla presenza nella Deputazione amministratrice, insieme a Flavia Galletti, Camilla Dei e Alessandro Carretta, dell’esperto manager Giorgio Olivato. Ex dirigente di quella Banca Toscana che, prima di essere sacrificata da Mps sull’altare di Antonveneta, era un piccolo gioiello del settore. Proprio Olivato avrà il ruolo di diplomatico nei rapporti, molti tesi, con gli oltre 30 mila dipendenti del gruppo bancario. Lavoratori che continuano a sentire un gran puzzo di bruciato, come da puntuali denunce della Fisac Cgil, e che non hanno alcuna intenzione di continuare a fare da parafulmini di una crisi che non hanno certo contribuito a creare.