Ieri, in Mozambico, si è votato per le presidenziali e le parlamentari. Elezioni destinate, almeno in apparenza, a cambiare la nomenclatura del paese. Alle urne, tre diverse formazioni: il Frelimo, col candidato Felipe Nyusi, fino a questo momento partito che gestisce il potere dal tempo dell’indipendenza (1975), e che lo ha mantenuto anche dopo la guerriglia con la Renamo, durata circa una decina di anni e finita nel 1992 quando fu firmata per la prima volta la pace; la Renamo, con il suo leader storico Afonso Dhlakama, forte oppositore, che negli ultimi due anni ha ricominciato a combattere nel nord e ha accettato di deporre le armi alla fine di agosto scorso in cambio del cambiamento della legge elettorale: perché fosse modificata e desse la garanzia alle sue truppe di entrare a far parte dell’esercito e della polizia nazionale; Mdm di Daviz Simango che ha ottenuto importanti risultati nelle scorse elezioni municipali, anche grazie all’ assenza di Dhlakama in quel momento assente dal paese, e governa alcune città del nord.

In molti sperano che queste elezioni portino una maggiore democrazia e quindi una pace più stabile anche se i giornali riportano notizie inquietanti di furti di schede elettorali, improvvisi oscuramenti televisivi durante i comizi delle opposizioni, scontri e cariche della polizia. Si sussurra infatti, ma nessuno ha voglia di parlare apertamente, che il Frelimo non sia disposto ad accettare una possibile sconfitta dopo quarant’anni di gestione del potere. Ma sono solo rumors che nessuno si azzarda a confermare. Intanto il Mozambico ha vissuto una fase di grande sviluppo strettamente legata agli imponenti investimenti stranieri nel campo dello sfruttamento delle risorse di gas naturale e carbone di cui è ricco il sottosuolo del paese che ha portato ricchezza solo ad una ristrettissima parte della classe dirigente creando una forbice molto larga di diseguaglianze.

Sono presenti investitori australiani, americani, indiani, cinesi, europei, l’Eni ha scoperto il terzo giacimento di gas più importante del pianeta, tutti avidamente interessati a sfruttare le risorse di un paese che non ha la liquidità per poterne usufruire indipendentemente, il Mozambico è infatti stremato da decenni di povertà, privo di infrastrutture, sull’orlo di un boom economico che potrebbe esplodere o implodere a seconda della stabilità che la politica del paese riesce a garantire. Intanto Maputo è sottoposta a una dissennata ricostruzione, che sta modificando completamente la sua struttura originaria, giorno e notte i cinesi si affannano ad innalzare ecomostri sul bellissimo lungomare destinati al turismo di massa mentre i problemi quotidiani che affliggono i mozambicani (povertà, sanità, istruzione, slums, disoccupazione…) non sembrano trarne vantaggio. Perciò queste elezioni, auspicate e temute, sono importanti e tutti, giornali e televisioni, spingono, al di là delle scelte di voto, la popolazione a partecipare.