Secondo un report pubblicato giovedì da Amnesty International, le missioni di soccorso in Mozambico nella città di Palma, attaccata lo scorso 24 marzo e conquistata per diversi giorni dalle milizie jihadiste del gruppo Ansar Al-Sunna Al-Shabaab hanno previsto l’evacuazione del solo personale bianco.

Il riferimento è legato alle circa 200 persone, tra cui una ventina di dipendenti della compagnia petrolifera francese Total impegnati nell’area in uno dei più grossi progetti di estrazione di gas naturale del continente africano, che si erano rifugiate nell’Hotel Amarula.
«Abbandonare le persone durante un’aggressione armata per il colore della loro pelle è razzismo e viola l’obbligo di proteggere i civili» denuncia Deprose Muchena, direttore regionale di Amnesty International per l’Africa orientale e meridionale.
Secondo le testimonianze raccolte le operazioni organizzate dalla Dyck Advisory Group (Dag) – società sudafricana di mercenari assunta per aiutare il governo del Mozambico a combattere il gruppo armato, hanno evacuato «solo i lavoratori bianchi e alcuni cittadini neri benestanti che avevano la priorità su donne e bambini presenti nell’hotel».

Dopo la partenza degli elicotteri con circa una trentina di persone tratte in salvo, quelli rimasti avevano deciso di rischiare lasciando l’hotel con un convoglio di auto che poi è stato attaccato dai miliziani di Al Shabaab. Nell’attacco sono morte 20 persone, altre 10 sono state ritrovate successivamente nelle vicinanze, sgozzate dai terroristi .

Stesse modalità per le missioni di salvataggio delle persone che si erano rifugiate sulla spiaggia di Palma. In due diversi viaggi con imbarcazioni di fortuna verso la città di Pemba sono state caricate prima 60 persone, tra cui gli ultimi lavoratori bianchi, e successivamente altri 70 fuggitivi locali. I sopravvissuti hanno detto ad Amnesty che c’era un disaccordo tra le forze di sicurezza del Mozambico e il Dag riguardo a chi fosse responsabile del salvataggio delle persone, cosa che ha significato «un sostanziale abbandono delle persone scappate, lasciate alla mercé dei miliziani jihadisti».

Il ministero della Difesa del Mozambico ha replicto di «essere responsabile solo delle missioni di salvataggio che hanno visto impegnate le forze di sicurezza nazionali condotte a Cabo Delgado e non quelle della Dag», mentre il fondatore della società sudafricana, Lionel Dyck, ha dichiarato all’Afp che le accuse «sono infondate». Secondo Deprose Muchena nel conflitto di Cabo Delgado sia le autorità del Mozambico che il Dag «hanno adottato un «approccio disumano che ha causato danni indicibili ai civili inermi».

La città di Palma è stata liberata dalle forze governative solo a metà aprile, senza un bilancio definivo delle vittime, e con almeno 10mila persone rifugiate nella città di Pemba. Fuggitivi che si aggiungono agli oltre 700mila profughi causati dagli attacchi delle milizie degli Al Shabaab, affiliate allo Stato Islamico dell’Africa centrale (Iscap), in una regione tra le più povere del paese anche se ricchissima di idrocarburi.