Nonostante un pomeriggio gelido, circa 300 persone si sono riunite in piazza del Campidoglio per contestare il decreto Salvini, ormai trasformato in legge, e le politiche abitative di Comune e Regione. L’assemblea è iniziata quando la luce polare che batteva sul palazzo a cui la figura di Marco Aurelio rivolge le spalle era già stata sostituita dall’illuminazione elettrica.

«La sindaca Virginia Raggi deve schierarsi contro il decreto Salvini come hanno fatto Orlando e gli altri sindaci – dice in apertura Paolo di Vetta, dei Blocchi Precari Metropolitani (Bpm) – Deve impegnarsi affinché con questo freddo non ci siano sgomberi e nessuna persona finisca per strada». Intorno le persone si stringono cercando calore. In due si arrampicano sulla statua al centro della piazza con in mano una bandiera rossa dei movimenti e addosso i gilet gialli.

«Quest’assemblea serve a sancire l’unità di intenti tra tutte le realtà che si occupano di emergenza abitativa – afferma Andrea Alzetta, di Action – Non solo verso nuove mobilitazioni, ma anche per costruire una rete di solidarietà, mutualismo e servizi». In città circolano voci di nuovi possibili sgomberi. Dopo quelli delle occupazioni informali, come la fabbrica dell’ex Penicillina, potrebbe arrivare il turno dei palazzi abbandonati che i movimenti hanno trasformato in case per centinaia di persone.

A dicembre i fari si erano accesi su un ex hotel situato a ridosso della via Prenestina, ribattezzato «4 Stelle» dopo l’occupazione. Con il pretesto di un incendio che ha danneggiato poche abitazioni, il Comune sembrava intenzionato a buttare per strada circa 450 persone, tra cui 140 minori. «Diversi giornali hanno riportato questa notizia nelle scorse settimane – spiega Irene, dei Bpm – Oggi diciamo che la città “di sotto” non accetterà nuovi attacchi, al 4 Stelle o in altri luoghi».

Luca Fagiano, del Coordinamento cittadino di lotta per la casa, taglia corto: «Tante manifestazioni hanno espresso un messaggio chiaro: legittima difesa con ogni mezzo necessario. Le parole non sono dette a caso, sono idee concrete. C’è la volontà di resistere collettivamente a eventuali sgomberi. Questa battaglia non riguarda solo il movimento per il diritto all’abitare, è un importante elemento di conflitto con il governo gialloverde».

In piazza c’è anche una nutrita rappresentanza di inquilini delle «case di sabbia» di Nuova Ostia. Si tratta di appartamenti di proprietà dell’immobiliarista Angiola Armellini in cui vivono 1.042 famiglie che rischiano di essere sgomberate tra un mese e due giorni. L’ordine viene dal Tar del Lazio per una sentenza sul contenzioso tra Moreno Estate e Comune di Roma. Lunedì 8 gennaio il consiglio comunale dell’aula Giulio Cesare ha approvato un ordine del giorno che chiede «azioni concrete per aumentare il patrimonio immobiliare di Roma Capitale destinato all’edilizia popolare e nel caso specifico garantire la tutela dei nuclei familiari aventi diritto e la maggior tutela possibile nelle forme di legge ai nuclei in fragilità sociale».

«Non ci basta – dice Sabrina Giacobbi, rappresentante degli inquilini – vogliamo vedere il foglio del prefetto che blocca lo sgombero di questi appartamenti perchè 3.500 persone non possono finire in mezzo a una strada. Siamo famiglie che hanno avuto una regolare assegnazione e anche nel caso dei cosiddetti occupanti abusivi bisogna valutare l’emergenza abitativa del momento, perché ci sono persone in difficoltà».

I palazzi sono parte dell’enorme patrimonio immobiliare della famiglia Armellini che Angiola ha ereditato dal padre Renato, un costruttore che nel dopoguerra ha edificato un enorme impero economico. Negli anni scorsi, tra vari guai giudiziari, la Armellini ha avuto un contenzioso col fisco di circa 50 milioni di euro. Accusata di evasione fiscale, ne ha restituiti una parte. «A noi, invece, le case servono tutte», conclude Sabrina.