Non un’edizione straricca di cinema estremo orientale quella di quest’anno a Cannes, nonostante ciò sarà comunque un’occasione come sempre speciale per scoprire alcune opere più o meno attese di autori amati dal pubblico degli appassionati. A partire dall’ultimo lavoro del coreano Bong Joon-ho, regista di uno dei migliori film di genere di questo millennio, Memories of a Murder del 2003, che dopo il carino ma in qualche modo deludente Okja, targato Netflix e presentato proprio in riviera in epoca pre boicottaggio, porterà sulla Croisette il suo Gisaengchung/Parasite. Interpretato da Song Kang-ho e Lee Sun-kyun nei due ruoli principali, il film intreccia due classi sociali molto diverse nel racconto tragicomico di un ragazzo proveniente da una famiglia non abbiente che riesce, grazie alla falsificazione di alcuni documenti, ad andare ad abitare con una famiglia più ricca.

L’altro film targato Asia orientale è The Wild Goose Lake del cinese Diao Yinan, già vincitore dell’Orso d’Oro a Berlino nel 2014 con Black Coal, Thin Ice, con cui Liao Fan si aggiudicò anche l’Orso d’argento per la sua interpretazione nel film ed è presente anche in questo film, storia che si sviluppa attorno alla vicende del leader di una gang di pericolosi motociclisti, del suo incontro con una ragazza e del loro disperato viaggio verso la libertà. Un altro lavoro proveniente dal vasto paese asiatico è Summer of Changsha di Zu Feng, presente nella sezione Un Certain Regard, thriller che si ispira per il suo titolo originale al Regno del Desiderio della cosmologia buddista e che indaga la parte oscura dell’umanità proprio attraverso il meccanismo dell’investigazione poliziesca.

Come ha fatto notare un’articolo pubblicato su Variety alcuni giorni fa, entrambi i film cinesi sembra abbiano ricevuto la necessaria approvazione del governo per partecipare al festival. Nonostante ciò non è una sicurezza matematica però la loro presenza a Cannes, visto anche quando successo lo scorso febbraio a Berlino, quando due dei film in competizione, fra cui anche One Second di Zhang Yimou, furono ritirati all’ultimo momento.

Sempre in Un Certain Regard sarà presentato Nina Wu, l’ultima fatica di Midi Z, l’eclettico cineasta taiwanese nato in Myanmar e già autore di notevoli opere come City of Jade o Road to Mandalay. Il film si preannuncia di quelli che farà parlare e discutere perché sembra che si ispiri nelle sue tematiche allo scandalo legato a Harvey Weinstein ed al conseguente movimento nato in rete #MeToo.

Ancora Corea del Sud nelle proiezioni di mezzanotte dove sarà possibile vedere The Gangster, The Cop, The Devil di Lee Won-tae, gangster movie dove un famigerato malavitoso ed un poliziotto si vedono costretti a collaborare. Il diritti di un possibile remake americano sembrano essere già stati acquistati da Silvester Stallone che potrebbe anche dirigerlo e interpretare la parte di uno dei protagonisti.

Spostandoci alla Quinzaine troviamo due dei nomi preferiti dal pubblico dei festival, pur essendo stilisticamente e per concezione del cinema praticamente agli antipodi, Lav Diaz e Takashi Miike. Il giapponese porterà sulla riviera First Love, storia d’amore e violenza fra un giovane pugile ed una ragazza nel corso di una nottata a Tokyo. Diaz invece dopo aver toccato il genere musicale con Season of the Devil, affronta ora il genere fantascientifico con The Halt, film ambientato nel 2034 nel sud-est asiatico quando il cielo è permeato da un’oscurità che nasconde il sole, effetto di una serie di eruzioni vulcaniche cominciate tre anni prima.

Conclude la presenza estremo orientale Dwelling in the Fuchun Mountains, debutto del cinese Gu Xiaogang e presentato alla settimana della critica, il film è la prima parte di un trittico che vuole esplorare tre diverse generazioni di una famiglia viste attraverso arte e poesia.