Dopo le conferme da parte del presidente della Biennale di Venezia Roberto Cicutto e del direttore della Mostra del Cinema Alberto Barbera, anche il presidente della Regione Veneto Luca Zaia ha confermato che il Festival del cinema si farà nelle date previste: dal 2 al 12 settembre. «Abbiamo sempre lavorato con la Biennale e le ripetute dichiarazioni della presidenza, che ci davano conferma della Mostra del Cinema, sono state il nostro punto di riferimento anche prima delle dichiarazioni del governatore, che sono contento vadano nella stessa direzione» osserva Giorgio Gosetti, delegato generale delle Giornate degli Autori, una delle sezioni parallele – insieme alla Settimana della Critica – della Mostra.

OLTRE alla selezione ufficiale – il concorso, Orizzonti, Venezia classici – anche Sic e Giornate aspettavano infatti delle certezze sul futuro di Venezia 77, pur non avendo mai smesso, in questi mesi di lockdown, di lavorare alla selezione. «In un momento in cui in tutto il Paese è in grande sofferenza economica – dice il delegato generale della Sic Giona Nazzaro – una scelta come questa, che proviene dal mondo della cultura, e in particolare da un’industria come quella del cinema anch’essa in sofferenza, non può che essere interpretato come un segnale di ripartenza, di ottimismo».

E NON È INDIFFERENTE, aggiunge Gosetti, che venga proprio da Venezia: «Tutto il sistema del cinema – che è un sistema di idee, di lavoro, di persone, industria, passioni – non può trovare in questo momento un luogo migliore di celebrazione, vitalità, di quello che è stato il più antico Festival del mondo. È come ricominciare dal 1932 da questo punto di vista», nel senso che per tutelare la salute degli spettatori «tutte le regole del gioco vanno riscritte».

La 17esima edizione delle Giornate e la 35esima della Sic, come la Mostra tutta, rappresenteranno così un laboratorio, una «sperimentazione sul campo» degli strumenti per adeguare il Festival alle necessità imposte dalla crisi sanitaria. Per capire come, spiega Nazzaro, «mettere in atto le forme della convivenza con il virus. Perché trovo un po’ ingenuo aspettare in forma fideistica che giunga il vaccino a riconsegnarci alla nostra perduta normalità».

SU QUESTO per ora le uniche certezze sono i protocolli di sicurezza che vengono dal governo per la riapertura delle sale, in attesa di capire se e come cambieranno da qui a settembre. Ma come ha specificato Barbera da tempo è da escludere un Festival online. «Lo streaming – sottolinea anche Nazzaro – ha salvato alcuni Festival che hanno rischiato di non svolgersi affatto. Ma non credo nel festival online come nuova frontiera: continuo a essere un sostenitore dell’evento fisico. La cosa più importante da tenere presente è che lo streaming rischia di stravolgere profondamente l’economia del cinema. Non tanto quella del cinema delle major, che già si sono attrezzate per creare un outlet ai propri prodotti attraverso canali alternativi alla sala: la virtualizzazione danneggerebbe soprattutto il cinema indipendente, non occidentale».

Non è però da escludere, come spiega Gosetti, il ricorso a «formule miste», che facciano tesoro delle «esperienze digitali e online che abbiamo fatto in questi mesi. Non come un punto di non ritorno o di marcia indietro, ma come un incoraggiamento a utilizzare quelli che sono gli strumenti del nostro tempo in maniera intelligente. Cambieremo un po’ faccia, ma come il mondo intero. Personalmente sono fra quelli convinti che, come spesso accade, nelle difficoltà si ha più entusiasmo e voglia di inventare. Ho pensato spesso che il mondo dei festival fosse un tesoro importantissimo, ma che soffrisse un po’ di vecchiaia. Forse questo è un momento per inventare delle cose, quindi una sfida che ci piace molto».