Il potere politico russo dopo aver posto sotto controllo la rete con leggi che hanno fatto gridare alla «sinizzazione del web» le opposizioni e la multiforme comunità delle start-up digitali, intende utilizzare l’emergenza Covid-19 per mettere a punto e testare strumenti di monitoraggio e controllo sulla popolazione. Dopo l’introduzione il 25 marzo del lockdown in tutto il paese, il sindaco di Mosca, Sergey Sobyanin, ha deciso di utilizzare le meraviglie dei Big Data come strumento per conoscere con precisione dove si trovino domiciliati durante l’autoisolamento i moscoviti e gli ospiti della città e poterne quindi controllare gran parte dei movimenti.

Come? Tutte le persone presenti a Mosca all’inizio della quarantena di massa hanno dovuto registrarsi presso un sito speciale del comune di Mosca fornendo dati anagrafici, codice fiscale e soprattutto numero di cellulare e domicilio di residenza. Quest’ultimo risulta il dato più interessante dal punto di vista del controllo (visto che non si può imporre alla popolazione di spostarsi dai luoghi di residenza ufficiale) perché va a determinare non sono solo l’area territoriale in cui la persona che si registra possa muoversi, ma soprattutto dove possa essere rintracciata in ogni momento.

Tale registrazione dà quindi la possibilità di poter stampare o scaricare sul smartphone o tablet dei codici QR usa e getta per gli spostamenti essenziali nel quartiere oppure per spostamenti a più largo raggio per motivi di lavoro o emergenza. In tal modo la polizia con un semplice lettore di QR può verificare movimenti e comportamenti dei cittadini.

Si tratta di un sistema simile a quello adottato in Cina in febbraio dopo l’esplosione della pandemia, anni luce più avanti dall’artigianale autocertificazione adottata in Italia. In Cina secondo quanto ha riportato The Guardian e analizzato anche sul manifesto da Simone Pieranni, «Il servizio di “codice sanitario” – eseguito sulle onnipresenti piattaforme Alipay e WeChat e sviluppato per il governo cinese – offre agli utenti designazioni con codice colore in base al loro stato di salute e alla cronologia dei viaggi e un codice QR che può essere scansionato dalle autorità».

Le app sono specifiche per ogni città o provincia, ma generalmente le persone che hanno un codice verde possono viaggiare in modo relativamente libero. «Un codice giallo indica che il titolare deve essere in isolamento domestico e un codice rosso indica che l’utente è un paziente Covid-19 confermato e deve essere in quarantena».

Le app cinesi essenzialmente si basano su una combinazione di auto-segnalazione da parte dell’utente e delle informazioni governative, tra cui la documentazione medica di una persona, la sua storia di viaggio e se sono stati in contatto con qualcuno a cui è stato diagnosticato Covid-19 e sono utilizzabili in tutto il territorio statale mentre quella russa per ora è stata adottata solo nella capitale.

A Mosca si è preferito inoltre, a differenza della Cina, testare un sistema «misto» che prevede il controllo degli algoritmi dei cellulari, l’utilizzo della video-sorveglianza a riconoscimento facciale e le possibili puntate ai bancomat dei singoli individui.

A cui si è aggiunta una app più specificatamente sanitaria. Dopo l’installazione, l’applicazione chiederà all’utente l’autorizzazione per i servizi di localizzazione, gli avvisi SMS e la fotocamera dello smartphone. Per registrarsi e ottenere i servizi di consulenza sanitaria personalizzata, i cittadini moscoviti in quarantena devono inserire un numero di telefono e i propri dati personali.

Ovviamente questi sistemi di controllo non sono nuovi e da tempo sono a disposizione di molti Stati. Tuttavia è interessante notare come proprio Cina e Russia abbiano voluti testarli di fronte a una situazione di emergenza sociale. Quando Barack Obama era presidente degli Stati Uniti, il suo capo dello staff, Rahm Emanuel, aveva un motto: «Non lasciare mai che una grave crisi vada sprecata: è un’opportunità per fare cose che pensi di non poter fare prima». Da questo punto di vista il coronavirus è stata un’opportunità che Cina e Russia hanno voluto sfruttare per testare a livello di massa, in una situazione di emergenza sociale reale questi strumenti.

Il sindaco di Mosca sin dal 2018 aveva già mostrato un grandissimo interesse nei confronti anche di altri strumenti di controllo della popolazione come il sistema di videosorveglianza a riconoscimento facciale già presente da tempo nelle stazioni della metropolitana e negli aeroporti cittadini e in via di ampliamento in tutta l’area metropolitana.

Un ampio ventaglio di strumenti securitari che crea non pochi timori per quel che riguarda la libertà e la privacy dei cittadini. Secondo Arthur Khachuyan il più grande esperto di Big Data russo oggi in circolazione «Sobyanin, con il pretesto dell’epidemia, ha organizzato una cosa geniale. Il municipio è riuscito così a ottenere informazioni precise sul vero luogo di residenza dei moscoviti.

Un risultato non scontato visto che per le statistiche ufficiali, abbiamo 14-17 milioni di abitanti a Mosca, e nella regione, 22-24 milioni, se si fa conto sulle carte Sim registrate». In tal modo vengono anche a galla l’enorme numero di affitti in «nero» e molte registrazioni di residenze fasulle.

E ciò permette con l’aiuto delle compagnie telefoniche di incrociare gli algoritmi con i dati già a disposizione del ministero degli interni. Per Kirill Koroteev capo della società dai servizi informatici Agora di Mosca «il censimento elettronico» casualmente realizzato al fine di contenere i movimento dei moscoviti potrebbe aprirà nuove frontiere per ipotesi di «dittatura digitale» e «campi di concentramento informatici»a e un ulteriore terreno di confronto e di scambio di informazioni già da tempo apertosi tra le strutture dei servizi di sicurezza russi e cinesi.