Il ministero degli Esteri russo ha pubblicato ieri il testo dell’accordo di «de-escalation» bellica in Siria firmato tre giorni fa ad Astana, in Kazakistan, da Iran, Russia, Siria e Turchia. Il documento informa che il cessate il fuoco a partire dalla mezzanotte del 6 maggio riguarda «la provincia di Idlib e alcune parti delle province vicine (Aleppo, Latakia e Hama), alcune aree nel nord della provincia di Homs, Guta – sobborgo di Damasco Orientale – e alcune zone nel sud della Siria – le province di Daraa e Quneitra».

La novità è che il protocollo prevede non solo garanzie di incolumità per i profughi di passaggio ma anche un’area di protezione per la zona controllata dai kurdi nel Rojava. Si tratta di una misura quest’ultima fortemente voluta da Mosca e sostenuta senza esitazioni anche da Washington.

Tra i firmatari dell’accordo mancano gli Usa, il convitato di pietra della riunione di Astana. Tuttavia l’amministrazione americana ha lavorato negli ultimi giorni soprattutto ai fianchi della Russia che viene considerata a Washington la protagonista chiave della crisi. Kommersant, il giornale della confindustria russa, ha rivelato che recentemente c’è stata più di una telefonata tra Putin e Trump, indiscrezione poi confermata anche dal Cremlino. Su ciò che si siano detti i due presidenti le bocche sono cucite, ma risulta difficile pensare che il presidente americano non abbia discusso con il capo di stato russo della Siria.

L’improvvisa luna di miele tra i due paesi è stata confermata dall’iniziativa presa ieri da Joseph Dunford, capo di Stato maggiore dell’esercito americano, di telefonare al suo omologo russo Valery Gerasimov. Gli Usa sarebbero pronti non solo a ripristinare lo scambio di informazioni tra i due eserciti sui sorvoli in Siria ma soprattutto a «continuare a lavorare su misure supplementari per prevenire conflitti nelle operazioni militari contro lo Stato Islamico e Dzhebhat-en-Nusra», riferisce il ministero della Difesa russo in un comunicato ufficiale.

Siamo ancora lontani da ipotesi di coordinamento e iniziative congiunte contro l’Isis, tuttavia il clima da guerra fredda delle ultime settimane sembra per il momento essere stato messo in soffitta.

Secondo Alexander Fomin, vice ministro della Difesa russo, l’accordo di Astana non riguarda solo i 4 paesi firmatari ma ha avuto anche l’assenso di altri attori importanti della regione come Israele e l’Arabia Saudita nonché del governo americano.