Edward Snowden, la talpa del datagate, non ha ancora presentato richiesta d’asilo temporaneo alla Russia come aveva pubblicamente annunciato venerdì. Almeno così hanno sostenuto ieri le autorità moscovite: «Fino a oggi non abbiamo ricevuto nessuna richiesta da Snowden, quando arriverà l’esamineremo secondo la legge. Per ottenere asilo politico, il primo passo è dirigersi al Servizio federale della migrazione», ha detto il ministro degli Esteri Serguei Lavrov. L’asilo temporale, concesso per ragioni umanitarie, si può ottenere per un anno.

L’offerta di Mosca è comunque condizionata: l’ex consulente Cia, che ha rivelato il gigantesco scandalo delle intercettazioni illegali messo in atto dagli Usa, non deve recare ulteriori danni agli Stati uniti. Snowden aveva inizialmente rifiutato, preferendo accettare la disponibilità offerta da alcuni paesi latinoamericani (Bolivia, Ecuador, Nicaragua e Venezuela). Volare senza intoppi in Venezuela, il cui presidente Nicolas Maduro era pronto ad accoglierlo, si era però rivelato impossibile. Washington gli aveva fatto capire l’aria imponendo ai suoi alleati (Francia, Spagna, Portogallo e Italia) addirittura di vietare a un capo di stato – il presidente boliviano Evo Morales – l’uso del proprio spazio aereo. La talpa era perciò rimasta ancora al terminal dell’aeroporto moscovita di Sheremetievo, dov’è arrivata il 23 giugno. Ha rivolto la sua richiesta di asilo a 27 paesi, molti dei quali hanno rifiutato per vizio di forma, perché secondo la legge il richiedente avrebbe dovuto presentarsi sul posto. Venerdì Snowden ha organizzato un incontro con alcuni difensori dei diritti umani e con inviati del governo russo. E ha deciso di accettare la proposta del Cremlino: il suo – ha detto – sarebbe un asilo temporaneo, in attesa di volare in America latina. Gli Usa hanno reagito male («non è un difensore dei diritti umani, ma un uomo che ha trasgredito la legge e deve risponderne»), ma poi Obama ha telefonato a Putin, evidentemente per limitare i danni e non deteriorare ulteriormente le relazioni fra i due paesi.

Ora – secondo il “Washington Post” – la principale preoccupazione della Nsa riguarda la possibilità che Snowden riveli agli altri paesi, e soprattutto alla Cina, la vulnerabilità dei loro sistemi di digitali. La talpa ha ribadito di essere comunque «un patriota» e di non voler trattare con altri stati, ma di aver comunque distribuito gli archivi segreti fra diverse persone e in diverse parti del mondo, per garantire la propria sicurezza. «L’asilo di Mosca a Snowden non mi impedirà di pubblicare altri documenti», ha intanto dichiarato Glenn Greenwald, il giornalista che lavora per il britannico “Guardian” e per il brasiliano “O Globo” e che ha raccolto le rivelazioni della talpa. E ha annunciato l’arrivo di altre «grandi storie nazionali».

L’Agenzia nazionale per la sicurezza Usa (Nsa) spiava anche i paesi alleati, sia in Europa che in America latina, e i servizi segreti inglesi erano della partita. Così fan tutti, ha però in sostanza risposto il Pentagono, rilanciando il gigantesco Accordo transpacifico di associazione (Tpp) che sta per concludere dopo tre anni di negoziato: uno dei più importanti accordi commerciali della sua storia, rivolto a 12 paesi ma con diramazioni molto più ampie. Il Tpp ha già suscitato allarme per la sua poca trasparenza, ma l’ombra del Prism non sembra incidere sugli affari.
I paesi del Mercosur – Argentina, Brasile, Venezuela e Uruguay – hanno invece espresso pieno appoggio a Evo Morales, il cui paese sta per essere associato al Mercato comune del sud. Durante il vertice a Montevideo, i capi di stato hanno deciso di convocare gli ambasciatori dei paesi europei che hanno recato offesa a Morales.