Ieri il ministero degli esteri russo ha annunciato la restituzione alla marina ucraina delle tre navi ucraine sequestrate nello stretto di Kerch. Il 25 novembre scorso, le guardie di frontiera russe avevano posto sotto il loro controllo il rimorchiatore Yana Kapu e 2 piccole imbarcazioni corazzate di artiglieria del Tridente. L’Fsb aveva definito l’incidente una provocazione dato che Kiev non aveva informato la Federazione del passaggio delle sue navi in acque russe.

LA RESTITUZIONE delle imbarcazioni chiude la querelle tra i due paesi dal punto di vista penale visto che già da un paio di mesi anche i 24 marinai ucraini detenuti erano stati liberati dalle autorità russe. La decisione della Federazione è prima di tutto volta a rasserenare il clima in attesa dell’incontro del Formato Normandia – il gruppo di contatto quadripartito composto oltre che da Ucraina e Russia da Germana e Francia per implementare gli accordi di Minsk per la giungere alla pace nel Donbass – che si terrà il 9 dicembre a Parigi.

LE ASPETTATIVE sul meeting crescono di giorno in giorno. Il presidente russo che incontrerà per la prima volta il suo omologo ucraino, aveva messo in chiaro qualche settimana fa le sue intenzioni. «Non vogliamo un nuovo incontro che non decide nulla: o si fanno dei passi avanti o è meglio attendere» aveva dichiarato Putin. Ieri le voci su un possibile accordo quadro già il 9 dicembre si sono moltiplicate.

Dmitry Peskov, portavoce ufficiale del Cremlino, cercava di gettare acqua sul fuoco degli entusiasmi giornalistici, ma non negava che «si potrebbe in quell’occasione firmare un pacchetto di documenti». «È presto per porsi tali domande – ha sostenuto Peskov – anche se si tratta di un incontro molto serio e molto atteso». Non è difficile però immaginare però cosa potrebbero essere «il pacchetto di documenti»: una road map verso la pace in Ucraina orientale da raggiungere entro l’estate. Prima del 31 dicembre la Rada ucraina prolungherebbe il decreto sullo statuto speciale del Donbass, in seguito si terrebbero elezioni libere a Donetsk e Lugansk sotto l’egida dell’Osce e poi si entrerebbe nella fase di reintegro nella vita sociale e amministrativa delle 2 provincie.

UN MIRACOLO a cui ora si inizia a credere dopo 5 anni di guerra civile. Ieri Putin ha anche sollevato la cornetta e chiamato Macron per metterlo al corrente dello stato della trattativa.

Nel comunicato emesso dal Cremlino si è sottolineato l’ottimismo con cui i due leader guardano al prossimo vertice: «È stato sottolineato da entrambe le parti che la riunione dovrà davvero contribuire alla rapida e piena attuazione degli accordi di Minsk».

IL CAPO DELL’ELISEO già da questa estate ha profuso un particolare impegno per giungere a un successo diplomatico sotto i suoi auspici. Anche perché ha l’ambizione, a partire dal Donbass, di far rientrare nel grande gioco diplomatico Mosca come alleato europeo nella contesa con Cina e Usa. Non a caso ha auspicato il rientro nel gruppo dei grandi della Russia e ha accettato, per primo, di essere presente ai festeggiamenti a Mosca del 9 maggio prossimo in occasione del 75esimo anniversario della vittoria sul nazismo, un appuntamento a cui il Cremlino tiene molto.

E che il disgelo tra ucraini e russi non sia solo di facciata lo si è capito da un altro segnale giunto ieri: Gazprom ha presentato a Naftogaz Ucraina una proposta ufficiale per estendere l’attuale contratto di transito del gas russo attraverso il territorio ucraino per il 2020. Un accordo che sarebbe una boccata d’aria importante per rianimare le esauste casse di Kiev.