La reazione russa alle sanzioni americane contro la Russia decise dal Congresso non è sono fatta attendere. Ed è stata più dura del previsto.

Forse anche perché l’Unione Europea si prepara a dar battaglia visto che le sanzioni americane sono intese a far saltare la pipeline South Stream II a cui i tedeschi tengono in maniera particolare.

Il rappresentante russo presso la Ue, Vladimir Cizov, ha affermato che «in queste ore a Bruxelles si sta pensando a misure molto serie come una dichiarazione che renda inefficaci le nuove sanzioni sul territorio UE e la chiusura delle linee di finanziamento delle banche europee per le aziende Usa».

La chiave di volta del riavvicinamento Europa-Russia, paradossalmente, potrebbe potrebbe trovarsi nel Donbass ucraino. Una accelerazione delle trattative di pace sul canovaccio del «Formato Normandia» potrebbe rimuovere molti degli ostacoli che per ora si frappongono tra Russia ed Europa, si fa notare al ministero degli esteri a Mosca.

La risposta politica ufficiale del Cremlino è stata affidata al portavoce Dmitry Peskov. «Washington vuole riportare l’orologio della storia indietro alla guerra fredda… l’amministrazione americana vuol arrivare completo degrado delle relazioni bilaterali», ha dichiarato Peskov. Nessuno del resto a Mosca, avrebbe mai pensato fino a qualche mese fa che il protezionismo trumpiano avrebbe potuto declinarsi in chiave antirussa.

Il Cremlino sta preparando una forte cura dimagrante al numero di diplomatici Usa presenti a Mosca. Nei prossimi giorni ne saranno espulsi qualche dozzina, mentre dal ministero degli esteri russo si fa sapere che, a questo punto, un accordo su sanzioni internazionali contro la Corea del Nord, a cui Trump tiene molto, «saranno molto difficili».

Sul piano più squisitamente economico al ministero dell’economia si affilano le armi. Escluse contro-sanzioni simmetriche nel settore degli idrocarburi, che sarebbe un autogol visto che queste rappresentano il 35% delle esportazioni russe verso gli Usa.

Escluse anche restrizioni alle attività delle aziende americane che operano in Russia comprese quelle dei pagamenti elettronici come Master Card e Visa, visto il deficit di investimenti di capitali di cui la Russia continua ad avere necessità.

Un capitolo a parte è quello delle catene di fast-food come McDonald e Burger King, che potrebbero subire limitazioni. Una carta di impatto ideologico sull’opinione pubblica europea, ma che vale poco in termini economici.

Al ministero si sta pensando invece di intervenire con «colpi che facciano il più male possibile» come la limitazione dell’esportazione verso gli Usa di titanio e l’uranio arricchito, materie prime fondamentali in alcuni settori strategici come quelli militare e aeronautico.

Per quanto riguarda le importazioni la Russia potrebbe rinunciare ai prodotti farmaceutici americani, che valevano 560 milioni di dollari nel 2016 e ai prodotti alimentari per animali (Pedigree e Whiskas controllano insieme il 53% del mercato russo).