Prima il governo russo ha negato, poi parzialmente ammesso e ora è costretto a riconoscere: ci sono decine di morti e feriti russi negli scontri che oppongono ormai da giorni l’esercito Usa e le truppe di Assad. In un comunicato diffuso ieri dal ministero degli esteri russo si ammette che «durante i recenti scontri militari nei quali in nessun modo hanno partecipato soldati della federazione e i suoi mezzi tecnici, sono morti e stati feriti decine di cittadini russi e della Csi».

IL MINISTERO DEGLI ESTERI ha informato anche che provvederà a rimpatriare i feriti appena possibile. La settimana scorsa il Wall Street Journal e l’agenzia Reuters avevano sostenuto che durante i bombardamenti americani a Deir el-Zor del 7 febbraio erano stati colpiti ben 300 russi, senza però specificare se si trattasse di soldati in divisa o foreign fighters. Una rivelazione che non era stata dichiarata «prima di fondamento» dal Cremlino. Subito dopo però, un sito vicino al «Gruppo Wagner» (foreign fighters russi prima impegnati nel Donbass e ora in Siria) forniva il nome di loro 11 militanti uccisi.

UNA NOTIZIA CONFERMATA anche dallo scrittore «nazionalbolscevico» Eduard Limonov che dichiarava di conoscere uno dei caduti. Gli stessi «wagneriani» confermavano che la cifra di 80 morti e di oltre 200 feriti russi negli scontri «era molto credibile». Secondo la stessa fonte, che smentiva quelle ufficiali russe, tra i colpiti ci sarebbero stati soldati dell’esercito regolare.
Iniziava quindi la retromarcia del Cremlino che il 15 febbraio sosteneva, per bocca di Marya Zacharova, portavoce di Sergey Lavrov «l’esistenza di perdite russe che però non vanno esagerate, evitando distorsioni dell’informazione». Ora il comunicato del governo russo riconosce le dimensioni delle perdite ma a continua a negare il proprio coinvolgimento diretto. Che potrebbe far saltare definitivamente la fragile alleanza con Turchia e Iran.