Sessanta contro sessanta. È il numero dei diplomatici americani che si sono visti presentare il foglio di via da Mosca, oltre alla la chiusura del consolato americano di San Pietroburgo. È la pariglia fra il Regno Unito e la Russia dopo che Londra e Mosca avevano a loro volta espulso reciprocamente 23 diplomatici. Sono gli ultimi sviluppi nel gioco delle parti da cortina di ferro innescatosi con il tentato omicidio Sergej e Yulia Skripal, a Salisbury lo scorso 4 marzo.

INTANTO, a più di tre settimane dal misterioso avvelenamento con agente nervino dell’ex agente doppiogiochista russo e di sua figlia, il caso che ha innescato questa spirale verso il basso nei rapporti fra est e ovest, giunge la notizia di un improvviso miglioramento della donna, che sarebbe fuori pericolo. Christine Blanshard, che dirige l’ospedale di Salisbury, ha detto che la paziente ha «risposto bene» alla terapia pur continuando a essere sotto stretta osservazione. L’«improvvisa guarigione» riaccende la polemica, visto che le autorità russe avevano chiesto subito un intervento medico del consolato di Mosca per verificare e soccorrere una cittadina russa. Un intervento che venne rifiutato.

L’EX SPIA, 66 ANNI, vero obiettivo dell’omicidio, rimane invece in condizioni critiche ma stabili. Le indagini svolte finora hanno accertato che la massima concentrazione di Noviciok – la sostanza incriminata che sarebbe di fabbricazione russa – fosse sulla porta di casa di Skripal. Non si sa ancora se la sua salute subirà conseguenze permanenti.

LA 33ENNE Yulia si trovava nella cittadina del Wiltshire, dove il padre – espulso dalla Russia nel 2006 e scambiato con altre spie – viveva dal 2011, in visita. Fino a ieri non c’erano stati aggiornamenti sulle loro condizioni, né sono state tuttora rilasciate loro immagini, fatto contestato dall’ex-ambasciatore russo presso il Regno Unito. Londra è però riuscita ad assicurarsi il sostegno della Nato e di quasi tutti i paesi europei, che hanno a loro volta espulso vari diplomatici russi. Ultimi gli Usa, che avevano messo alla porta 60 diplomatici. Quattordici stati membri dell’Ue si accingono a fare altrettanto. Tali espulsioni sono state condannate aspramente dal Cremlino per bocca del ministro degli Esteri Lavrov, come «pressioni ricattatorie degli Usa», contro-accusando i Servizi britannici di aver ordito tutta la faccenda, perché per Mosca l’analisi del caso «dimostra che alle autorità britanniche non interessa accertare i motivi e i responsabili del crimine di Salisbury e fa pensare a un coinvolgimento dell’intelligence britannica».

IL CASO HA FATTO precipitare i rapporti fra Gran Bretagna e Russia ai minimi storici della guerra fredda, con Londra che per voce dei suoi ministri degli Esteri e della Difesa, Boris Johnson e Gavin Williamson, ha apertamente accusato Putin in persona di essere il mandante del tentato omicidio di Skripal, ex agente russo «traditore». Questo serrare le fila dell’Occidente verso il rinato «orso russo» fa naturalmente gongolare il governo May, che temeva una risposta fredda degli alleati, dopo la Brexit.

MOSCA RIBATTE paragonando, per bocca della portavoce di Lavrov, Zacharova, le accuse ricevute dal Cremlino a quelle un tempo mosse a Saddam Hussein sulle famigerate armi di distrazione di massa. Quanto alla decisione dell’Italia di accodarsi all’espulsione corale con la cacciata di due diplomatici russi, è stata bollata da una nota della stessa Zacharova: «L’Italia è purtroppo fra quei paesi che si sono lasciati ingannare», ha detto, deplorando l’allineamento della Farnesina all’accusa senza prove mossa dal governo May. Quanto all’iniziativa di espulsione, presa da un governo dimissionario, sarebbe espressione di una parte politica «sconfitta elettoralmente».