Alla fine ieri lo scambio di prigionieri tra Mosca e Kiev è avvenuto, spianando la strada alla ripresa della trattativa per una pace duratura e giusta nel Donbass, dopo cinque anni di guerra e oltre 10mila morti. Tatyana Moskalkova, commissaria per i diritti umani in Russia, ha confermato che lo scambio dei detenuti tra i due paesi è avvenuta secondo la formula «35 contro 35».

Il corrispondente di Interfax-Ucraina ha poi riferito che l’An-148 con i cittadini ucraini è atterrato a Kiev. Nel frattempo, secondo Flightradar24, l’unità di volo speciale Tu-204 Russia con persone a bordo era anch’esso atterrato all’aeroporto moscovita di Vnukovo.

Secondo quanto si è appreso dal canale televisivo Rossia1 – che ha dedicato una lunghissima diretta all’evento – la Federazione avrebbe liberato i 24 marinai arrestati dopo l’incidente di Kerch dello scorso inverno e altri 11 prigionieri, tra cui il regista ucraino Oleg Sentsov.

Sentsov era stato condannato in Crimea nel 2014 a 20 anni di reclusione per terrorismo, accusa che aveva lasciato molte perplessità nel mondo della cultura internazionale che si era mobilitata per la sua liberazione, con in testa il film-maker di sinistra Ken Loach.

Kiev, da parte sua, ha liberato il caporedattore di RIA Novosti Ucraina, Kirill Vyshinsky, il testimone nel caso dell’abbattimento del volo malese MH17 Vladimir Tsemakh e altri ex militari delle forze armate ucraine come Maxim Odintsov e Alexander Baranov, condannati per tradimento e diserzione.

Grandissima la soddisfazione da entrambi i lati della barricata. Il Cremlino ha salutato con favore lo scambio. «Sì, lo scambio è avvenuto. Accogliamo con favore e siamo lieti che cittadini russi siano tornati a casa», ha detto il portavoce di Putin, Dmitry Peskov

La portavoce del ministero degli esteri russo Marya Zakharova ha chiesto il massimo sostegno per giungere alla pace, dopo lo scambio di sabato: «Nonostante il fatto che ci siano state provocazioni e difficoltà oggettive, lo scambio ha avuto luogo. È necessario mantenere questo atteggiamento per risolvere il più possibile i problemi e non aggravarli. La volontà politica e il lavoro sistematico e scrupoloso stanno dando i loro frutti», ha scritto Zakharova su Facebook.

La diplomatica ha osservato che l’abitudine di incolpare la Russia per tutti i problemi «dovrebbe essere dimenticata»: «La costante retorica anti-russa non avvicina il paese alla risoluzione di problemi politici ed economici interni reali».

Il presidente ucraino Volodomyr Zelensky ha atteso all’aeroporto Borispol l’arrivo degli ormai ex-detenuti. «Credo che la prima tappa sia stata completata. Devo confermare che io come presidente ucraino Vladimir Zelensky e il presidente della Federazione Russa Vladimir Putin, abbiamo fatto tutto ciò che avevamo promesso senza modificare i nostri accordi», ha detto ai giornalisti a proposito della sua conversazione telefonica del 7 agosto con Putin che ha aperto la strada al successo diplomatico.

«Mi sembra che tutti abbiamo fatto il primo passo. Sono sicuro che sappiamo cosa fare adesso. Ci avvicineremo al momento del ritorno di tutti i nostri prigionieri, continueremo il ritiro in due fasi delle truppe su tutto il territorio del Donbass e giungeremo a un cessate il fuoco che faccia finire la guerra», ha concluso il capo del Tridente.

Del possibile scambio si era iniziato a parlare concretamente dopo Ferragosto nell’incontro in Francia tra Macron e Putin, quando quest’ultimo aveva mostrato ottimismo sullo stato della trattativa soprattutto dopo che Zelensky nel suo faccia a faccia con Merkel aveva smesso i toni propagandistici anti-russi.

C’è ora un’impegno da parte dei quattro protagonisti a riprendere in mano gli accordi di Minsk e attuarli attraverso la formula del «Formato Normandia». Un obiettivo cui tiene particolarmente il presidente francese che ha rilanciato con forza nelle ultime settimane l’idea di un’Europa da Lisbona a Vladivostok.

Non è un caso che il primo a congratularsi per il risultato conseguito è stato il ministro degli Esteri francese Jean-Yves Le Drian: «Lo scambio indica il desiderio dei due paesi di riprendere il dialogo».