La Russia dovrà rispondere all’eventuale schieramento di truppe Usa in Ucraina o al rafforzamento della presenza Nato nei Paesi limitrofi. Le parole del portavoce del Cremlino, Dmitrij Peskov, arrivano dopo giorni di botta e risposta tra le autorità di Mosca e Kiev in merito alla situazione nel Donbass, dove la tensione sale nonostante il cessate il fuoco siglato lo scorso luglio.

«Uno sviluppo di questo tipo richiederebbe nuove misure da parte della Russia, per garantire la sicurezza nazionale», ha detto, definendo «inaccettabile» la richiesta dell’intervento di truppe Nato da parte di Kiev. Le parole di Peskov arrivano dopo che ieri il vicedirettore dell’amministrazione presidenziale ucraina, Roman Mashovets, ha affermato che esercitazioni militari congiunte tra Ucraina e Nato potrebbero servire a contrastare le «azioni aggressive della Russia».

Dichiarazioni che arrivano in un contesto di importanti esercitazioni militari nell’area euroatlantica: non solo Defender Europe 2021 che è la più importante manovra Nato nel Vecchio Continente, ma anche le esercitazioni militari su larga scala che Russia e Bielorussia hanno annunciato per settembre, che Mashovets ha definito una «minaccia per la sicurezza euroatlantica».

Non a caso, proprio ieri ha avuto luogo una telefonata tra Joe Biden e il presidente ucraino Volodymyr Zelensky: al centro della conversazione proprio gli sviluppi nel Donbass, alla luce dei rafforzati movimenti di truppe lungo il confine russo con l’Ucraina. Perché, è bene ricordarlo, la crisi si svolge sul confine russo. Altrettanto significativo poi che il primo colloquio ufficiale del nuovo inquilino della Casa Bianca sia proprio con Zelensky: sebbene la telefonata sia stata organizzata al termine di conversazioni preliminari tra i capi della diplomazia, Antony Blinken e Dmytro Kuleba, Biden guarda all’Ucraina come ad un Paese strategico, che conosce molto bene e di cui si è occupato in prima persona lungo tutto l’arco della presidenza Obama.

E che è stata anche fonte di imbarazzo per lui, dopo il dibattito che ha interessato suo figlio Hunter e i suoi legami con la compagnia energetica ucraina Burisma Holdings – ai tempi guidata Mykola Zlochevsky, ministro dell’Energia ai tempi dell’ex presidente Viktor Yanukovych ed estesamente accusato di corruzione.

Sui movimenti di truppe russe al confine ucraino – che Zelensky ha descritto come una «flessione di muscoli» – è intervenuto anche il Cremlino, che ha ribadito di avere il diritto di spostare «a propria discrezione» i militari sul territorio nazionale. «Lungo il perimetro dei confini della Russia c’è una maggiore attività delle Forze armate di altri Paesi Nato ed altre organizzazioni: tutto questo ci obbliga a mantenere lo stato di allerta», ha affermato Peskov, aggiungendo che gli spostamenti di uomini e mezzi sul territorio russo «non minacciano nessuno».

Così i negoziati sono in stallo: le parti che non danno segno di voler cedere terreno e le accuse reciproche che si moltiplicano. «La Russia non può garantire il cessate il fuoco non essendo coinvolta nel conflitto, ma utilizzerà la sua influenza per spingere in direzione dell’attuazione degli accordi», afferma Peskov, denunciando comunque «provocazioni multiple da parte delle Forze armate ucraine». Accuse quasi simmetriche da parte ucraina: Mashovets incontrando l’ambasciatore canadese a Kiev Larisa Galadza, ha denunciato il proseguimento dei bombardamenti nella regione.