Il 31 dicembre l’FSB, il servizio segreto russo, ha comunicato di aver arrestato per spionaggio il cittadino Usa Paul Whelan. Whelan, 48 anni, un passato nei marines da cui sembra essere stato cacciato per furto, aveva iniziato a far la spola regolarmente con la Russia dal 2007.

Conosce discretamente la lingua e ha molte conoscenze nel paese. Secondo la famiglia, che proclama la sua innocenza, era atterrato a Mosca il 28 scorso per partecipare al matrimonio di un amico. Al palazzo della Lubjanka dove ha sede l’ex-KGB, per ora non si commenta anche se le accuse mossegli potrebbero costargli dai 10 ai 20 anni di reclusione.

Questo nuovo capitolo della guerra fredda 2.0 è stato inevitabilmente collegato al caso di Marya Butina la studentessa russa arrestata a Washington il 15 luglio scorso con l’accusa di cospirazione. Butina, è una trentenne che ha già fatto parlare di sé ancor prima di essere finita nelle mani del FBI. Attivista del partito di Putin e business-women con il pallino della politica, è l’animatrice assieme ad alcuni alti papaveri moscoviti di un movimento internazionale per la completa liberalizzazione dell’uso delle armi. Negli Usa era riuscita a far aderire all’organizzazione alcuni deputati repubblicani e ha avuto nel passato contatti con John Bolton consigliere di Trump per il capitolo Russia.

Il caso Butina ha subito una svolta il 13 dicembre quando la magistratura ha informato che la donna avrebbe reso piena confessione dei reati a lei ascritti.

Il Cremlino ha fatto quadrato intorno alla sua concittadina. Sin dall’inizio del procedimento giudiziario il governo russo ha accusato gli Stati uniti di sottoporre a pressioni fisiche e psicologiche la detenuta. Lunghi periodi di isolamento, impossibilità di usufruire dell’ora d’aria, minacce e mancanza di riscaldamento nella cella sarebbe il trattamento riservato alla presunta spia ormai da mesi.

Secondo il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov Butina avrebbe confessato solo“per contrattare per l’opportunità di essere liberata e tornare a casa il prima possibile”. Il timore al Cremlino è che dall’ammissione di colpa ora si possa passare ad ammissione più o meno reali che potrebbero creare qualche fastidio. Da questo punto di vista uno “scambio di prigionieri” come quello del 2010 che riportò a Mosca Anna Champan ora, con l’arresto di Paul Whelan, potrebbe entrare nell’agenda Usa-Russia.