Edward Snowden può restare a Mosca per altri tre anni. La Russia ha accettato di prolungargli l’asilo umanitario, accogliendo la sua richiesta. Il 1 agosto è scaduto l’anno concesso dal presidente russo Vladimir Putin all’ex consulente Cia, dopo la sua fuga dagli Usa, il mandato di cattura per spionaggio emesso da Washington e la forzata permanenza di un mese e mezzo al transito dell’aeroporto moscovita di Sheremetievo. «Non ha protezione statale – ha detto il suo legale, Anatoli Kucherena – per ottenerla occorre attivare infiniti canali burocratici. Finora è protetto da un’organizzazione per la sicurezza privata».

Dai file top secret trafugati da Snowden – che ha portato alla luce lo scandalo delle intercettazioni illegali messe in atto a livello mondiale dall’Agenzia per la sicurezza Usa (Nsa) – continuano intanto a emergere notizie forti sul ruolo dell’intelligence Usa nell’arena geopolitica internazionale. I file consegnati al giornalista Glenn Greenwald, che per primo ha dato notizia del Datagate, sono infatti 1,7 milioni e riserveranno ancora sorprese. L’ultima in ordine di tempo è comparsa sul sito di Greenwald, The Intercept. Mostra il ruolo congiunto e diretto dell’intelligence Usa e di quella israeliana nella Striscia di Gaza e nei paesi considerati obiettivi sensibili.

Per proteggere Israele, Mossad e Cia avrebbero anche creato l’Isil, il gruppo Stato islamico dell’Iraq e del Levante, che intende instaurare il califfato: un’organizzazione con il compito di coagulare le ali più estreme dell’islamismo per indirizzarle contro i governi islamici che le si oppongono. Per questo, il «califfo» dell’Isil, Abou Bakr al-Baghdadi sarebbe stato addestrato per un anno dal Mossad durante il suo periodo di detenzione a Guantanamo. E intanto, The Intercept ha comunicato che, all’interno dell’intelligence Usa, vi sono altre fonti, che stanno seguendo l’esempio di Snowden.