La prima reazione russa agli avvenimenti che stanno scuotendo la Bolivia in queste ore è arrivata in mattinata. Il ministero degli esteri ha emesso un secco comunicato in cui si schiera senza tentennamenti dalla parte del presidente dimissionario Evo Morales.

L’UFFICIO DELLA DIPLOMAZIA russa esprime «preoccupazione per il fatto che la volontà del governo boliviano di cercare soluzioni costruttive non abbia trovato risposta dall’opposizione, mentre gli eventi si sono svolti secondo i modelli di un colpo di stato organizzato». Parole come pietre che confermano l’orientamento della Russia nel continente americano a sostegno delle esperienze più avanzate. La Russia del resto era rimasta a fianco del presidente Maduro contro il golpe ordito da un’opposizione telecomandata da Washington qualche mese fa e non aveva cessato di sostenere il governo sandinista malgrado i troppi errori commessi.

Per altri versi come già proposto dallo stesso Morales la diplomazia russa «invita tutte le forze politiche della Bolivia a trovare una soluzione costituzionale alla crisi». Tuttavia il passare delle ore e il mandato di cattura contro il presidente boliviano uscente, conducevano il Cremlino ad alzare i toni. Il presidente della commissione per gli affari esteri della Duma Alexey Chepa dichiarava: «Questo è un colpo di Stato che è stato organizzato in modo evidente dagli Usa. Sotto la pressione dell’esercito e della polizia, Morales ha deciso di dimettersi, al fine di evitare spargimenti di sangue».

CHEPA ASSICURA che la Russia è a conoscenza di come la Cia abbiano interferito nel paese latinoamericano e ne forniranno i dettagli al momento opportuno. La Russia non vuole condizionare gli affari interni di altri Stati, ha osservato Chepa, sottolineando però che «siamo pronti tendere una mano al popolo boliviano». Da parte sua, Dmitry Novikov, vice presidente della commissione esteri, ha ricordato che la storia dell’America Latina conosce molti esempi in cui leader brillanti, deposti o sconfitti nel voto siano tornati a governare.«Evo Morales non è vecchio, ha acquisito una straordinaria esperienza, essendo passato da un leader sindacale a capo di Stato, ha guadagnato un’enorme autorità in vari paesi dell’America Latina e tutto ciò aumenta le sue possibilità di tornare al potere in Bolivia».

Al Cremlino si valuta che la partita di questi giorni potrebbe non essere chiusa con il momentaneo «tradimento» delle forze armate e rapidamente lo scenario potrebbe mutare a favore del leader di sinistra.

E allora la Russia farebbe la sua parte per aiutarlo. Molte speculazioni erano state fatte nelle ultime ore sulla possibile fuga di Evo Morales in Russia. Il portavoce di Putin, Dmitry Peskov, ha voluto mettere a tacere le insinuazioni: «da parte di Morales non è stata fatta mai alcuna richiesta di asilo».

Peskov, nel confermare che la Russia considera ciò che sta avvenendo un vero e proprio golpe ha ricordato che la Russia valuterà nelle prossime ore se chiedere una riunione straordinaria del Consiglio di sicurezza dell’Onu su quanto sta avvenendo in Bolivia. Ma le preoccupazioni di Mosca per quanto sta avvenendo a La Paz ha anche risvolti economici. La Bolivia assieme ad Argentina e Cile, è oggi il paese più ricco di litio e in questo campo settore l’11 luglio scorso il governo boliviano e quello russo hanno firmato un accordo sull’estrazione e la produzione congiunta di questo prezioso metallo.
Inoltre l’agenzia russa per l’energia nucleare Rosatom dovrebbe costruire una centrale nucleare in Bolivia alla più alta di altitudine del mondo.