Sono quattro gli indagati per l’omicidio di Pamela Mastropietro. Oltre a Innocent Oseghale (in carcere da quasi due settimane), nel registro della procura di Macerata sono stati iscritti i nomi di Desmond Lucky, Lucky Awelima e, ieri, di una quarta persona, tutti nigeriani: per gli ultimi tre l’interrogatorio di convalida del fermo avverrà oggi nel carcere di Montacuto (Ancona). I reati ipotizzati sono concorso in omicidio, occultamento e vilipendio di cadavere e spaccio di stupefacenti.

Nel pomeriggio di ieri gli uomini del Ris hanno effettuato un nuovo sopralluogo nell’appartamento di Oseghale in via Spalato 124, dove secondo gli inquirenti la 18enne romana sarebbe stata prima uccisa e poi fatta a pezzi, con il corpo che sarebbe stato anche lavato con la candeggina per eliminare ogni traccia. Gli investigatori ormai si sono fatti un’idea abbastanza chiara sulla dinamica della vicenda: l’omicidio sarebbe avvenuto tra le 12 e le 19 di martedì 30 gennaio. Dopo le 19, Oseghale sarebbe rimasto solo nell’appartamento per cercare di rimuovere ogni traccia del delitto.

La prova risiede nel fatto che, in quella finestra oraria, le comunicazioni via cellulare tra gli indagati si sono interrotti, per poi riprendere in serata. Ad ogni buon conto, un nuovo esame sugli apparecchi telefonici degli indagati e della vittima comincerà questa mattina e sarà volto ad analizzare il traffico voce e dati: conversazioni, messaggi, chat e ricerche su internet.

Alle 22, poi, Innocent ha chiamato un taxi e si è fatto accompagnare nelle campagne di Casette Verdini di Pollenza, con sé aveva i due trolley con dentro i resti della giovane.
Una volta riportato il nigeriano a Macerata, però, il tassista, insospettito, ha deciso di fare marcia indietro ed è tornato a Pollenza per vedere cosa contenessero i trolley. Sconvolto dal loro contenuto, il giorno successivo l’uomo si è presentato in questura per raccontare quello che aveva visto. Da qui, l’inizio delle indagini sull’omicidio di Pamela, che fino a quel momento era segnalata solo come ragazza scomparsa dalla comunità di recupero Pars di Corridonia.

Intanto, proseguono gli accertamenti autoptici sul corpo della ragazza: da una prima analisi risulterebbero delle ferite compatibili con l’uso di un coltello tra cui il colpo fatale inferto al fegato. Da chiarire ancora tutto il discorso relativo agli esami tossicologici: la scarsa disponibilità di liquidi da analizzare (conseguenza del ‘trattamento’ con la candeggina effettuato sul cadavere) rende l’operazione assai complessa. Questo test però risulterà decisivo per chiarire la faccenda dell’eventuale morte per overdose, eventualità ipotizzata dal gip, che in sede di convalida dell’arresto di Oseghale ha lasciato cadere l’accusa di omicidio volontario proprio perché risultava impossibile escludere la pista della morte per droga.