Ricoverata il 29 gennaio scorso alla clinica Humanitas di Rozzano, Imane Fadil, 34enne testimone chiave dei processi Ruby a Silvio Berlusconi, è morta il 1 marzo senza che la notizia diventasse di dominio pubblico. La settimana scorsa il fratello e l’avvocato di Fadil hanno raccontato in procura a Milano che, prima di morire, la giovane aveva detto loro di temere di essere stata avvelenata. Ieri il procuratore capo di Milano Francesco Greco ha comunicato di aver aperto un’indagine per omicidio volontario perché – come ha spiegato la procuratrice aggiunta Tiziana Siciliano alla quale sono affidate le indagini – nella cartella clinica risultano «chiare anomalie» ed è emersa una «sintomatologia da avvelenamento». La procura ha disposto l’autopsia e ordinato il sequestro delle carte di Fadil, tra le quali le bozze di un libro.

Aveva 25 anni e faceva la modella, Imane Fadil, origine marocchina e residenza a Torino, quando partecipò alle “cene eleganti” di Arcore su invito di Emilio Fede. Il quale – nel frattempo condannato a quattro anni e sette mesi in appello per favoreggiamento della prostituzione – l’aveva diffamata raccontando in tv che la modella gli aveva chiesto soldi per non rivelare altri aspetti della vicenda. Così aveva deciso il giudice di primo grado, in appello Fede è stato invece prosciolto per un difetto formale nella denuncia di Fadil; la contro denuncia di Fede è stata archiviata.

Fadil aveva poi raccontato ai magistrati milanesi i dettagli di quelle serate nelle ville di Berlusconi, diventando assieme ad altre due ragazze la principale teste a carico nel primo processo Ruby. Ed era una testimone decisiva anche per il per il processo Ruby ter che ha al centro la presunta corruzione di Berlusconi: il Cavaliere avrebbe pagato le ospiti delle sue serata perché lo scagionassero. Fadil aveva chiesto di essere ammessa come parte civile nel nuovo processo, aperto ma sempre rinviato. A gennaio il tribunale le aveva risposto di no, cacciandola anche dall’aula di udienza. Pochi giorni dopo il malore in casa di un amico e il ricovero. Secondo i magistrati che si apprestano a sentire i medici e hanno sequestrato campioni di sangue, Fadil ha passato «un mese di agonia» durante il quale però «si è mantenuta lucida» nonostante «il cedimento progressivo degli organi».