Ancora una volta in Regione Lombardia avevano sbagliato a fare i calcoli. Questa volta è toccato ai tempi del piano vaccinale degli over 80 che sarebbe dovuto partire il 25-26 marzo secondo quanto annunciato dall’assessore alla Sanità Letizia Moratti sette giorni fa e invece partirà un mese prima, il 24 febbraio, secondo quanto rettificato dalla stessa Moratti ieri davanti ai consiglieri regionali. Una correzione in corsa obbligata, la seconda da quando è in carica dopo la figuraccia fatta sui vaccini da consegnare in base al Pil, perché buona parte delle altre regioni italiane avvieranno la campagna la prossima settimana o la seguente.

La Lombardia sarebbe partita ultima con uno sfasamento rispetto al resto del paese clamoroso. L’assessore ha spiegato il cambio di piano dicendo che dopo ulteriori precisazioni arrivate dal Governo «la nuova previsione ci consente di non andare più in sequenza, ma in parallelo» nella inoculazione dei tre vaccini disponibili.

Arriverà anche Astra Zeneca, le vaccinazioni in questo caso cominceranno fra il 25 e il 28 febbraio. A guidare le operazioni Fontana e Moratti hanno chiamato l’uomo della Provvidenza, Guido Bertolaso che torna a Milano dopo il passo falso dell’ospedale alla Fiera e il mezzo flop del suo omologo nelle Marche. Bertolaso dovrà trasformare il marketing politico esibito ieri in conferenza stampa in azioni concrete. Davanti ai giornalisti l’ex capo della protezione Civile non si è tenuto e in un crescendo dai toni epici ha promesso di vaccinare 10 milioni di lombardi entro giugno. Cosa che ovviamente tutti si augurano possa essere realizzata davvero, ma significherebbe vaccinare 55 mila persone al giorno in quattro mesi per arrivare ai 6.6 milioni di lombardi inseriti nella cosiddetta fase massiva di vaccinazione.

L’azzardo è fatto senza avere un piano esecutivo tra le mani e con le incertezze sull’approvvigionamento delle dosi. L’uomo che ha governato la Protezione Civile per 10 anni traghettandola nei grandi eventi – scandali annessi – ha definito la campagna lombarda «la più importante operazione di Protezione Civile mai realizzata in Italia». Non si capisce perché le altre regioni stiano vaccinando con dedizione e senza troppi proclami e qui l’operazione debba assumere sembianze da film colossal. L’eloquio del personaggio è questo però: «Darò tutta la mia vita per contribuire a risolvere i problemi del mio adorato paese» e «non prenderò nemmeno un euro per svolgere questo mio nuovo ruolo. Vaccinare gli italiani dovrebbe essere prima di tutto un piacere, soprattutto per tutti i medici e gli infermieri in pensione».

Nelle ultime ore era circolata anche la voce di una «via lombarda» alla produzione del vaccino, con Letizia Moratti impegnata a vagliare questa possibilità con le aziende farmaceutiche regionali, ma nulla: «Le aziende non ritengono che sia fattibile, mi è stata segnalata una complessità, le aziende non ritengono possibile dare delle risposte nei tempi tecnici necessari». Le opposizioni, che ieri si sono viste respingere la mozione di sfiducia contro Fontana, bocciano il piano lombardo e la giunta su tutta linea. «Moratti non ha dato alcuna indicazione sul piano organizzativo, non ha indicato chi contatterà gli anziani, quali strutture saranno utilizzate per i vaccini, quale personale sarà messo a disposizione.

Per l’ennesima volta la Regione insegue gli eventi e non pianifica nulla» ha detto la consigliera Pd Carmela Rozza. «La seconda operazione Bertolaso arriva al momento giusto per coprire le ennesime inefficienze della giunta Fontana-Moratti. Si parla di Bertolaso e non del fatto che la Lombardia partirà a vaccinare gli ultraottantenni un mese dopo il Lazio» commenta il capogruppo del pd Fabio Pizzul. «In questo momento alla Lombardia sembra mancare una bussola e un orizzonte, Moratti e Fontana se proprio non vogliono ascoltare noi opposizioni ascoltino i lombardi, i medici, le Ats, il personale sanitario e gli studenti. A loro devono restituire un presente e un futuro» dice Gregorio Mammì del M5S.