Roberto Morassut (ex assessore a Roma e oggi sottosegretario all’ambiente), manca un anno al voto del Campidoglio. A sinistra del Pd è partita la campagna «Liberare Roma». Perché il Pd è immobile?
La prima cosa da fare è costruire una griglia programmatica. Poi le primarie si faranno, ed è bene che si muovano iniziative che allarghino il campo. Ma Pd ha il ruolo principale. Il Pd sta organizzando un appuntamento programmatico, speriamo sia la sede per cominciare il cammino.

Roma non ha gli strumenti delle altre grandi capitali. Perché la riforma istituzionale tarda?
Su Roma c’è sempre un certo imbarazzo a discuterne. Roma è rimasta strutturata su poteri ordinari. Ma siamo arrivati a un punto limite. Roma deve poter governare la globalizzazione che è entrata nella vita quotidiana. È una metropoli mondiale, le serve un ordinamento adeguato.

La sindaca Raggi non ha l’autorevolezza, o la furbizia, di imporre questo tema?
È un’occasione mancata. Con Alemanno tutto si è risolto con il pennacchio del cambio della denominazione da Comune di Roma a Roma Capitale. In questa sindacatura non c’è stata la capacità di guidare un processo, anche se ce n’erano le condizioni. Il 150enario potrebbe essere l’occasione. Ma la grande questione urbana italiana riguarda anche Milano e Napoli, le tre capitali, tre città con vocazione internazionale che debbono avere un loro ordinamento speciale. Ne ho parlato con Sala e De Magistris e sono d’accordo.

Resta il tema del futuro candidato. La destra è forte. Il Pd aspetta il congresso cittadino?
Il congresso è l’occasione per mettere a fuoco la proposta politica. Le scelte sulle persone verranno con le procedure opportune. Ma le primarie non bastano. Un gruppo dirigente deve assumersi la responsabilità di una proposta e di un’indicazione anche se non totalizzante sulle figure che la interpretano. Nei prossimi mesi dobbiamo costruire le condizioni di un riformismo civico che si appoggi su una rete larga ben oltre i partiti.

Quali proposte?
Il tema dei poteri è fondamentale. Bisogna poi rivedere le intese del 2009 che hanno portato a una pressione fiscale insostenibile che trasformerà Roma in una grande area depressa al centro del Mediterraneo. La città deve riprendere a funzionare, dalla pubblica amministrazione ai trasporti. E sul ciclo dei rifiuti bisogna affrontare il tema degli impianti.

Il termovalorizzatore, un tema su cui rompere subito con gli ambientalisti.
Il tema è più complesso. Servono impianti a servizio dell’economia circolare, per trattare l’ultima frazione. E poi c’è la grande questione della sostenibilità. Per andare verso l’abbattimento delle emissioni dobbiamo tradurre le parole d’ordine ambientaliste nella prospettiva di Roma. L’obiettivo è trasformare tutto il materiale rotabile delle aziende di trasporto in materiale ecologico. È possibile, nella prospettiva dell’idrogeno, del biometano, dell’elettrico. E valorizzare l’enorme capitale naturale di una città per due terzi verde. C’è il tema di favorire i processi di trasformazione urbana sui tessuti esistenti bloccando l’espansione.

A Roma i costruttori la fanno ancora da padrone.
Non è così, tanto meno lo è stato negli anni in cui abbiamo amministrato noi. Le amministrazioni di sinistra sono state di grande equilibrio nel rapporto con i poteri, in quella stagione non ci sono stati mai problemi giudiziari sull’urbanistica, diversamente a dopo. Il piano regolatore è uscito vincente da tutti i ricorsi.

Quello di Raggi è un bilancio magro. Ma non è che sarete tentati da un’alleanza con i 5 stelle?
Un’alleanza Pd-M5s a Roma non so cosa significhi. A Roma bisogna costruire un grande campo civico, democratico e progressista. Dobbiamo fare una cosa diversa, tutta da inventare.

Lei sarà della partita, anzi sarà candidato?
Sarò della partita comunque, per passione. Posso fare di più solo se c’è un progetto del gruppo dirigente nazionale e locale. Ma non lo cerco.

Il gruppo dirigente locale ha abbattuto Marino via notaio.
Non più, il Pd è cambiato, per fortuna. In quegli anni ho fatto una dura battaglia interna. Feci le primarie avendo contro tutto il Pd dell’epoca per rappresentare un punto di vista. Quello che sostenevo sul Pd romano alla fine si è rivelato vero. Sono stato libero, e sono libero adesso. In questi anni non mi sono organizzato una corrente, non ho costruito apparati personali. E non lo farò. In periferia non vado solo in prossimità delle campagne elettorali. Ci vado ininterrottamente da 20 anni.

Calenda è un papabile?
Calenda è stato un ottimo ministro. Per fortuna il centrosinistra oggi a Roma, dopo anni difficili, ha un carnet ampio di figure che possono fare il sindaco o la sindaca. Di generazioni diverse.

Zingaretti lancia il congresso straordinario. Cosa cambia?
Ha aperto una fase Costituente per un nuovo soggetto politico democratico. È una strada obbligata per la quale mi batto da anni e quindi la sosterrò. C’è una nuova generazione di ragazze e di ragazzi che si batte per un mondo diverso più giusto e più sano su scala internazionale. Se sapremo interpretare questo bisogni il sovranismo può avere gli anni contati. Ma dobbiamo avere coraggio e mettete in gioco tutto quello che siamo e siamo stati.