«Non ho nulla da nascondere», ha assicurato Evo Morales di fronte alle accuse di brogli lanciate dall’opposizione dopo la sua vittoria di stretta misura al primo turno delle elezioni di domenica. E, per dimostrarlo, ha invitato l’Oea, attraverso la Missione d’osservazione del processo elettorale, a verificare il computo dei voti e ogni passaggio dello scrutinio. Malgrado l’Oea abbia accettato l’invito – il segretario generale Luis Almagro si era del resto sorprendentemente schierato a favore di Morales rispetto alla legittimità della sua ricandidatura – è difficile tuttavia che ciò possa bastare a fermare le proteste. È chiaro infatti che l’opposizione – che invece ritiene vincolante il referendum perso da Morales nel 2016 – non aspettava altro. La decisione legata all’interruzione per quasi 24 ore del sistema di conteggio rapido, il Trep (Trasmissione dei risultati elettorali preliminari) – quando, con l’83,76% dei voti scrutinati, i dati mostravano una chiara tendenza verso il ballotaggio – è stata in tal senso un grande regalo alla destra.

Non a caso, il vicepresidente del Tribunale supremo elettorale Antonio Costas ha rinunciato all’incarico proprio in disaccordo con tale interruzione, parlando di una «decisione sconsiderata» con cui, ha detto, «è stato screditato tutto il processo elettorale, provocando una convulsione sociale che non era necessaria». Una decisione che la presidente del Tse, María Eugenia Choque, ha giustificato con l’argomento che il computo ufficiale dei voti era a quel punto iniziato e non era possibile portare avanti conteggi paralleli. Ma la spiegazione non ha convinto tutti e, soprattutto, non ha convinto l’avversario di Morales, l’ex presidente Carlos Mesa, e le altre forze di destra. Così, il Comitato nazionale di difesa della democrazia (Conade) ha convocato uno sciopero nazionale indefinito a partire dalla mezzanotte di ieri, mentre – in attesa che venga finalmente reso noto il risultato del conteggio definitivo – proseguono le manifestazioni dei gruppi di opposizione.

Secondo Evo Morales, tuttavia, si tratterebbe di un tentativo di colpo di stato orchestrato dalle destre con l’appoggio degli Stati uniti, su cui del resto aveva già richiamato l’attenzione prima ancora delle presidenziali di domenica. E, difendendo il risultato elettorale – ricondotto specialmente al voto rurale, a lui notoriamente favorevole – ha rivolto un appello agli organismi internazionali a «difendere la democrazia».

 

Il dipartimento elettorale di Santa Cruz ridotto in cenere durante le proteste anti-Morales (Afp)