Sarà davvero per un pugno di voti che Evo Morales conquisterà il suo quarto mandato presidenziale. Con il 98,42% dei voti scrutinati, il suo vantaggio – da lui ritenuto irreversibile – sul secondo classificato, l’ex presidente Carlos Mesa, risulta di 10,13 punti percentuali: 46,83% contro il 36,7% (con 89mila voti in bianco e 224mila voti nulli).

ABBASTANZA PER GARANTIRGLI la vittoria già al primo turno, in base a quanto prevede la Costituzione boliviana. Ma non abbastanza per metterlo al riparo dalle accuse dell’opposizione, che sull’interruzione per quasi 24 ore del sistema di conteggio rapido – quando, con l’83,76% dei voti scrutinati, i dati mostravano una chiara tendenza verso il ballottaggio – continuerà a far leva per contestare la sua vittoria al primo turno. «Tutto il popolo sapeva che Mesa era un codardo, ora è stato dimostrato che è anche un delinquente», ha dichiarato Morales invitando l’opposizione a presentare le prove dei brogli.

Quanto alla notizia, diffusa dalla stampa nazionale e internazionale, di una presunta proclamazione da parte del governo dello stato di emergenza, del tipo di quello attualmente in vigore in Cile, non sembra avere alcun fondamento. In realtà Morales non avrebbe potuto dichiararlo, non essendo contemplato dalla Costituzione, che invece ammette lo «stato di eccezione» (in caso di «pericolo per la sicurezza dello stato, minaccia esterna, disordine interno o disastro naturale»), con l’obbligo di approvazione da parte dell’Assemblea legislativa plurinazionale.

PIÙ SEMPLICEMENTE, il presidente ha invitato le forze che lo sostengono a mantenersi in «stato di emergenza» contro le azioni di destabilizzazione promosse dalla destra: «Voglio dire al popolo boliviano, per prima cosa: stato di emergenza e mobilitazione pacifica e costituzionale per difendere la democrazia», sono state le sue esatte parole. Una dichiarazione seguita alle sue denunce su un processo golpista che sarebbe in corso nel paese e che sarebbe stato pianificato prima delle elezioni di domenica, come indicherebbero alcune registrazioni di incontri sostenuti da alcuni comitati civici con militari di riserva ed ex militari.

FA DISCUTERE intanto il rapporto della missione degli osservatori dell’Oea, che, dopo aver constatato «varie» irregolarità rispetto ai principi di legalità, trasparenza e imparzialità, ha raccomandato il ricorso al ballottaggio: «Nel caso in cui il margine di differenza sia superiore al 10%, è ragionevole, statisticamente, concludere che la vittoria sarà per una percentuale minima. Considerando il contesto e le relative problematiche, la migliore opzione sarebbe quella di procedere a un secondo turno elettorale». Una presa di posizione che, come ha denunciato la rappresentante del Messico presso l’Oea Luz Elena Baños, «ha stravolto l’imparzialità e la neutralità di tale missione interferendo in un processo elettorale che non è concluso e che, in ogni caso, è di esclusiva responsabilità del popolo e delle istituzioni boliviane».