Ricerca, lingua e suono: su questi tre elementi si basa uno dei lavori più affascinanti pubblicati nel corso degli ultimi dodici mesi. «È la resa della mia quotidianità musicale – spiega Tosca – è il modo che ho scelto per tradurre in canto il puro piacere dell’ascolto con l’unica volontà di unire le sole emozioni alle note e alle parole». Morabeza (Leave Music/Officina teatrale, distr. SonyMusic) – dodici canzoni che mescolando saudade e melodia attraversano l’universo delle sette note, scelte dalla sensibilità dell’artista romana, è nato al termine di un tour mondiale dal cui resoconto filmico è stato ideato il documentario Il suono della voce, per la regia di Emanuela Giordano, passato alla scorsa edizione della Festa del Cinema di Roma. A garantire il tocco delicato e le atmosfere umbratili, gli arrangiamenti di Joe Barbieri che giocano tra musica popolare, contaminazioni di generi e epoche diverse, dove la voce di Tosca si insinua leggera anche se talvolta non disdegna cambi di tonalità a sottolineare passaggi di stili.

UN INCANTO – vero – che si percepisce ascolto dopo ascolto; dagli adattamenti in italiano della tradizione brasiliana come Giuramento (con Gabriele Mirabassi) o Mio canarino (a ispirarla la versione Meu canario di Marisa Monte). Incontri parigini con la vocalist jazz Cyrille Aimée regalano curiosi quanto riusciti adattamenti: Il terzo fuochista diventa Le Troisiene Artificier e si trasforma in un valzer musette.
Il capolavoro è Serenade de Paradis, adattamento dal romanesco (Scarponi di Romolo Balzani) al francese opera di Enrico Greppi, interpretata a tre voci e in tre lingue diverse con un effetto sorprendente da Tosca, Awa Ly e Vincent Ségal. Anche Barbieri partecipa alla festa, un suo brano – Normalmente – da tempo nel repertorio di Tosca è occasione per un duetto – in italiano e portoghese – con Ivan Lins. Il disco si spinge oltre – sempre in alto – fino a giungere all’incontro con le sonorità arabe del bosniaco -tunisino Loft Bouchnak nell’intensa Ahwak. Morabeza – ambizioso quanto riuscito atlante non solo musicale ma anche afflato verso l’accettazione dell’altro: il termine creolo rappresenta infatti una sorta di saudade e allegria che è fiducia nel presente lontano dalla propria terra: «È il paradiso dell’integrazione – sottolinea Tosca – perché unisce tutti gli emigrati che sognano di tornare». Bellissimo e fuori dalle mode e da ogni logica di mercato – se la cosa ha ancora un senso nel tempo della musica fluida e degli ascolti distratti in streaming – Morabeza è soprattutto un disco vero e assolutamente necessario.