Nel 1937 la Hormel Foods Corporation produce e commercializza una carne in scatola e la chiama Spam (Special Process Ameriucan Meet, carne americana artificialmente trattata). Dentro infatti c’è un po’ di tutto, carne di maiale, carne di pollo, prosciutto, non è data l’origine, gelatina e conservanti. Di lì a poco la guerra porta la Spam ovunque arrivi l’esercito statunitense che l’ha in dotazione. Gran Bretagna compresa, dove pare venga consumata anche nel dopoguerra nei periodi di razionamento.

E lì probabilmente la incontrano sei personaggi che alla fine degli anni ’60 si inventano una trasmissione televisiva destinata a fare storia. E nel 1970 propongono uno sketch in cui una coppia entra in un bar, chiede il menu e scopre che tutti i piatti proposti sono associati al vocabolo Spam. Lei non vuole proprio Spam, ma non c’è modo per evitarlo. Alla fine i titoli di coda recitano : Spam Terry Jones, Michael Spam Palin, John Spam John Spam John Spam Cleese, Graham Spam Spam Spam Chapman, Eric Spam Egg e Chips Idle, Terry Spam Sausage Spam Egg Spam Gilliam.

Sì, sono proprio loro che in quella puntata del Monty Python’s Flying Circus si sono (re)inventati lo spam in maniera talmente divertente da segnare l’immaginario e divenire poi il termine usato nel linguaggio informatico per indicare qualcosa che ti arriva nella mail pur non essendo voluta, anzi essendo proprio sgradita.

Ora i Monty Python tornano in pista dopo decenni con una rentrèe teatrale che a Londra è stata epocale, e domenica 20 luglio, la sera, sarà possibile vederli in diretta anche in molte sale cinematografiche italiane. Lo spettacolo si intitola Monthy Python Live (più o meno), anche perché nel 1989 Graham Chapman è morto, fatto che ha permesso ai superstiti di essere come al solito irriverenti «fuori uno, ne rimangono cinque», pronti anche per il prossimo titolo: fuori due, ne rimangono quattro.

Per un’intera generazione i Monty Python non sono stati un gruppo ma un mito, la loro comicità, capace di esprimersi in ogni modo, tranne che in quello più prevedibile, ha influenzato un’infinità di epigoni etichettati come demenziali (dal Saturday Night Live per arrivare a South Park e i Simpson). Discendenti e eredi dei fratelli Marx, passando per Peter Sellers, soprattutto The Goon Show, la parte radiofonica da noi praticamente sconosciuta, coltivatori dell’assurdo, Morando Morandini li ha definiti sei fratelli Marx della bagarre massmediologica moderna.

Sono anche approdati al cinema con risultati alterni, sempre sorprendenti. La prima volta nel 1971 con una antologia, E ora qualcosa di completamente diverso, che prende il titolo dal tormentone dell’annunciatore televisivo interpretato da John Cleese. Nel 1974 il primo film vero e proprio su grande schermo con Monty Python e il sacro Graal, travolgente rilettura medievale con Terry Gilliam e Terry Jones in cabina di regia. Nel 1979 arriva Brian di Nazareth (in Italia arriverà nel 1983), ambientazione evidente per un protagonista sfigato, Monty Brian, perché si ritrova visitato da tre re magi che innescano così l’equivoco che lo porterà alla crocifissione, Terry Jones dirige, mentre Terry Gilliam si occupa in prevalenza delle animazioni (geniali).

Nel ’82 il vero Monty Python Live all’Hollywood Bowl, ripresa dell’esibizione losangelina del gruppo. Ma il vero botto avviene l’anno successivo con Monty Python, il senso della vita, una rilettura storica delle vicende dell’umanità che raggiunge livelli di insopportabile comicità. Quando il film viene presentato in selezione ufficiale al Festival di Cannes è scompiglio, critici che se la danno a gambe sulle sequenze vomitevoli, giudizi indignati, bacchettate al festival, che si ritorcono contro la critica paludata costretta anche a sopportare un gran premio della giuria assegnato al film. Giuria capitanata da uno scrittore, tra l’altro serioso come William Styron.

Poi altri titoli sparsi che li hanno visti in qualche modo partecipi come I banditi del tempo, Personal Services, Un pesce di nome Wanda, oltre ai film di Terry Gilliam che in Il barone di Munchausen ha utilizzato Eric Idle mentre in solitaria ha realizzato Jabberwocky, Brazil e altro ancora.

Il gruppo si è composto in tre tappe. Cleese, Chapman e Idle vengono dalla compagnia teatrale di Cambridge, quindi studi di classe, come quello degli altri due conosciuti nell’ambito dei palcoscenici universitari, visto che Jones e Palin sono nella compagnia di Oxford. A loro si aggiunge l’americano incontrato a New York Terry Gilliam. Ottimi laureati, si divertono evidentemente di più a scrivere sketch per diversi programmi. Poi arriva la proposta della Bbc nel ’69 e la nascita del Monty Python’s Flying Circus.

A proposito vale la pena chiarire il nome: Flying Circus doveva essere nel titolo del programma perché in tutte le circolari della Bbc compariva questa attribuzione desunta dal nomignolo affibbiato agli aerei tedeschi. Poi il nome di riferimento, preso a casaccio dall’elenco telefonico, avrebbe dovuto essere Gwen Dibley. Ma viene scartato per puntare su Monty, di derivazione militare, è il nomignolo del generale Montgomery, ma con quel Python aggiunto evoca un agente dello spettacolo senza scrupoli.
Ufficialmente il gruppo non si è mai sciolto, anche se dopo la morte di Chapman, nel 1989, ognuno ha proseguito più decisamente per la propria strada, salvo incroci più meno occasionali. Del resto erano stati loro a creare l’acquario dove pesci dal volto umano si incontrano salutandosi ogni volta formalmente. In continuazione. Un saluto Spam.